Sport di squadra contro il disagio
Allenarsi insieme, sostenersi reciprocamente nella fatica, ridere, confidarsi, litigare nello spogliatoio, rispettare le stesse regole, lottare per un obiettivo comune, e, soprattutto, condividere vittorie e sconfitte: giocare in una squadra significa avere un appoggio che va oltre il momento della partita e può donare benefici che si portano avanti per tutta la vita.
Secondo i dati provenienti da uno studio condotto negli Stati Uniti dal «National Longitudinal Study of Adolescent to Adult Health» su quasi 10 mila persone, seguite dall’adolescenza all’età adulta, il vantaggio pare sia particolarmente evidente per i ragazzi che da piccoli hanno vissuto situazioni difficili. Tra questi, con il gioco di squadra, il rischio di sviluppare da adulti ansia o depressione si riduce circa del 30 per cento.
I fattori di rischio
Non si parla solo di condizioni estreme, dal momento che in circa metà del campione è stato rilevato intorno ai 15 anni un possibile fattore di rischio e, in un ragazzo su 5, anche due o più elementi che potevano contribuire a un malessere permanente.
Sebbene siano più frequenti in condizioni di disagio, i bambini possono purtroppo trovarsi ad affrontare esperienze negative in qualunque contesto sociale ed economico: subire abusi sessuali, essere vittime di condizioni di abbandono, trascuratezza o violenze fisiche o emotive, vivere in contesti dove gli adulti soffrono di disturbi mentali oppure fanno uso di sostanze stupefacenti o di alcol in quantità eccessiva.
In altri casi, possono avere uno o entrambi i genitori in carcere, oppure anche soltanto essere coinvolti in separazioni o divorzi conflittuali. Molti di questi ragazzi per fortuna riescono, nonostante tutto, a superare una falsa partenza imposta dagli adulti e a crescere in maniera sana ed equilibrata.
Legami e autostima
Il rischio di portarsi dentro queste ferite e manifestarle da grandi con ansia e depressione è però significativo. «Dai nostri dati emerge che circa un quarto dei giovani adulti che sono passati attraverso esperienze difficili nell’infanzia presenta sintomi di depressione – spiega Rebecca Dudovitz, coordinatrice dello studio pubblicato su JAMA Pediatrics –, ma tra chi poi ha praticato regolarmente football o basket durante l’adolescenza, la probabilità di una vera e propria diagnosi di ansia o depressione si riduce in maniera significativa».
Merito soprattutto dei legami che si stringono, dell’autostima che migliora e della percezione di essere accettati nella società. O della palla, rotonda od ovale, che media tutto questo.