Se esistesse l'elisir di lunga vita, lo scegliereste come opzione per la vostra «vita eterna» oppure lascereste alla natura fare il suo corso?

Di questa (per ora) chimera, il giovane scrittore di successo Leonardo Patrignani ha fatto il provocatorio, ma non peregrino, tema del suo ultimo romanzo: Time Deal.

Non si tratta di una macchina del tempo come il nome potrebbe vagamente suggerire, ma di un farmaco capace di fermare l’invecchiamento cellulare. Chi mai avrà il coraggio di sperimentare l’immortalità nella metropoli distopica di Aurora, inquinata e apocalittica? Eppure, neanche a farlo apposta, si forma subito la fazione di chi insegue il mito dell’immortalità, e quella che preferisce adeguarsi al ciclo naturale della vita.

Il guaio è che, su fronti opposti, si ritrovano invischiati, loro malgrado, anche Julian e Aileen con il loro pegno d’amore legato a un «per sempre» molto più terreno e definito di quello incorruttibile (o quasi) promesso dal farmaco, ma proprio per questo più autentico di un’eternità artificiale e fallace.

Vincerà l’amore o la deriva superomistica?

In questo romanzo ci sono tutti i crucci dell'uomo contemporaneo: l'"irrazionalità" della vita, l'orrore del decadimento, la paura della fine, la tecnologia madre e matrigna, la deificazione della scienza da cui si pretende una risposta ad ogni interrogativo. C'è l'uomo, spesso nudo di fronte alle proprie debolezze e fragilità. Perchè, in fondo, gli abitanti di Aurora siamo noi.