Gesù risorto si rivela alle donne
Mi ha sempre colpito la modalità con la quale la Resurrezione, l’evento che dà il senso a tutta la storia cristiana, è stata annunciata. Non come un ritorno glorioso, volto a cancellare l’onta della croce. Neppure mediante un’apparizione agli apostoli per rassicurarli di non aver atteso invano, di non aver riposto male la loro – peraltro fragile – fiducia. Gesù sceglie invece le donne. Non certo i messaggeri più attendibili, secondo la mentalità del tempo.
Perché allora? Da una parte, ancora una volta, la via privilegiata è quella meno eclatante, la più discreta, che non si impone ma lascia spazio alla libertà di credere: nessuna schiacciante evidenza, solo una parola che chiede fede. Ma, forse, c’è anche un’altra ragione. La teologa Luisa Muraro ha scritto che il linguaggio femminile è «il linguaggio di un’esperienza che non è piena di sé». Solo un’esperienza che non è piena di sé può fare spazio a un messaggio nuovo.
Anche quando la tentazione sarebbe quella di trattenere Gesù, sono poi capaci di assecondare la sua richiesta: - noli me tangere, non trattenermi. Rinuncia necessaria perché la buona notizia possa circolare, diffondersi, superare la cerchia degli amici di Gesù. Diffondersi in fretta, trasmettersi nella gioia per raggiungere i suoi veri destinatari: l’umanità intera.