Lo dice Gesù al ladrone crocifisso accanto a lui. Se è questa la sorte di un uomo che ha conosciuto Gesù solo per poche ore, i nostri cari, quelli con cui abbiamo vissuto la nostra vita, non saranno forse con noi in paradiso?
Un’amicizia ritrovata, una malattia che non lascia scampo, e la decisione di vivere quel che resta insieme: sono gli ingredienti dell’ultimo film di Pedro Almodóvar, «La stanza accanto».
Essere presenti di fronte alla morte è difficile, e oggi spesso evitato, a volte per paura o per il senso di impotenza. Ma evadere dalla realtà, anche quando è dura e dolorosa, non è una strada che aiuta a vivere davvero.
Avete presente il film Non ci resta che piangere (1984)? In particolare la scena in cui, all’avviso del sacerdote «Ricordati che devi morire», Massimo Troisi risponde: «Si, si, mo’ me lo segno»? Raramente una battuta sul tema è stata così azzeccata. Fin dall’antichità il memento mori ha sempre occupato la mente di studiosi e filosofi. Uno su tutti Platone, secondo cui tutta la filosofia consisteva nell’imparare a morire.
Dopo aver rubato una chitarra, un ragazzino messicano appassionato di musica scopre il modo di comunicare con i defunti nel film animato Disney-Pixar «Coco» (USA 2017).
Intervista audio a don Gianluca Attanasio, laureato in filosofia, sacerdote della Fraternità san Carlo, parroco della parrocchia di Santa Giulia a Torino, e autore di numerose pubblicazioni per l’EMP, Edizioni Messaggero Padova.