Un migliaio di croci-scultura, dall’intenso color azzurro, popolano un cimitero unico al mondo, il «cimitero allegro», alla frontiera tra Romania e Ucraina.
Venuta a sapere che le restano sei mesi di vita, un’infermiera riscopre l’attenzione per se stessa e il potere della condivisione nel film «Cure a domicilio» di Slávek Horák.
Viaggio nel lutto con due testimoni di eccezione che sono anche due esperti internazionali. Uno psichiatra famoso che ha perso i suoi unici due figli e un sacerdote che ha avviato esperienze di mutuo aiuto in tutto il mondo.
L’indicazione «qui sono i draghi» delle antiche mappe marca il nostro limite, ma allo stesso tempo ci spalanca l’orizzonte, facendoci sedere sull’orlo dell’infinito.
Il sepolcro vuoto di morte si rispecchia in un altro vuoto che invece è fecondo: quello delle donne che accolgono, per trasmetterla, una parola di vita.
La morte, a 94 anni, di mia suocera: la «nonna». Non avrei mai immaginato di sentirne così la mancanza. Non ha lasciato beni materiali, ma qualcosa di ben più prezioso e duraturo.