Avete presente il film Non ci resta che piangere (1984)? In particolare la scena in cui, all’avviso del sacerdote «Ricordati che devi morire», Massimo Troisi risponde: «Si, si, mo’ me lo segno»? Raramente una battuta sul tema è stata così azzeccata. Fin dall’antichità il memento mori ha sempre occupato la mente di studiosi e filosofi. Uno su tutti Platone, secondo cui tutta la filosofia consisteva nell’imparare a morire.
Dopo aver rubato una chitarra, un ragazzino messicano appassionato di musica scopre il modo di comunicare con i defunti nel film animato Disney-Pixar «Coco» (USA 2017).
Intervista audio a don Gianluca Attanasio, laureato in filosofia, sacerdote della Fraternità san Carlo, parroco della parrocchia di Santa Giulia a Torino, e autore di numerose pubblicazioni per l’EMP, Edizioni Messaggero Padova.
Tre sorelle: Ippolita, Lucrezia ed Eugenia, ognuna con un nome che, da solo, promette già un romanzo; e con un medesimo cognome, Della Morte, che evoca suggestioni pirandelliane sulla sua percezione collettiva. Un cognome tanto pesante quanto impegnativo che richiede alle tre sorelle di emanciparsi con un physique du rôle nutrito di sana autoironia.
La loro porta-finestra si affacciava sulla strada. C’era una sedia seminascosta. Vi era poggiato sopra un cartello, scritto a mano, quasi illeggibile a meno di non avvicinarsi. Chiedeva un aiuto, un’elemosina, senza usare questa parola.
Più volte, nel corso dei secoli, il morbo colpì Padova e quindi il convento del Santo. Soprattutto due furono le epidemie devastanti: quella del 1576 e quella del 1630.