Tra scienza e mistero
È molto diffusa l’opinione che l’avanzata delle scoperte scientifiche, spiegando razionalmente come funzionano la natura e l’essere umano (almeno dal punto di vista biologico), tolga quel velo di mistero sul mondo che tanto contribuiva a fondare il senso religioso. Viene meno, quindi, la necessità di questo tipo di risposta, necessaria per accettare tante cose che la mente umana non riusciva a spiegare.
Oggi invece è largamente condivisa l’idea che la scienza ci permetta ormai di spiegare tutto, e che le poche cose che ancora ignoriamo saranno comprese in un futuro imminente. Da questa crescita del sapere nascono tante nuove possibilità per migliorare la nostra vita, come quelle di concepire figli a qualsiasi età, di guarire da quasi tutte le malattie, di morire quando vogliamo e in modo del tutto indolore, e via di questo passo.
Certo, si tratta più che altro di speranze, e per di più soltanto in parte realizzate, ma sufficienti a confermarci nella convinzione di tenere tutto sotto controllo. Non sarà forse possibile tra poco inserire un chip sotto la pelle che ci informerà di tutte le possibili malattie che si annidano nel nostro corpo al primo istante in cui esse sorgono? Se ci pensiamo bene, questa estrema forma di controllo avrà soprattutto, come effetto, quello di farci sentire sempre malati, ma ci viene promessa al contrario come possibilità di prolungare indefinitamente la vita.
Ma stanno davvero così le cose? Se andiamo a guardare bene, non proprio. Anzi, in molti ambiti scientifici, come in astronomia, le più recenti scoperte stanno rivoluzionando quelle che sembravano certezze indiscusse. Per di più, la fisica moderna non è ancora riuscita a trovare il modo di conciliare le leggi della relatività generale con quelle della meccanica quantistica.
Tanto da far capire che si tratta di due diversi modi di leggere la realtà a opera degli esseri umani, forse entrambi incapaci di spiegare tutto. Il mistero fa quindi di nuovo capolino, proprio in un settore che sembrava il baluardo della razionalità moderna. E che dire dell’epidemia che ci ha travolti di recente, cogliendoci impreparati e incapaci per lungo tempo di trovare rimedi? Noi, che credevamo ormai di controllare tutto e convinti che fatti simili appartenessero a epoche superate per sempre.
A tutto questo si è ora aggiunta una notizia che ha riaperto un’altra porta al mistero: la Nasa, l’ente spaziale americano, ha ammesso l’esistenza degli Ufo, cioè la presenza nel nostro mondo di «oggetti volanti non identificati», e ha anche promesso di rendere pubblici, a breve, i dati che sono stati finora raccolti.
A parte la sensazione di essere finiti dentro un film di fantascienza, questa notizia ci ha costretti a un brusco risveglio dalla tranquilla certezza, nella quale vivevamo immersi, di sapere tutto (o quasi tutto). E ha riaperto il grande problema dell’esistenza degli extraterrestri – esseri sicuramente molto più avanzati di noi, se riescono a raggiungere il nostro pianeta – e gli interrogativi sulla loro natura e sulle loro intenzioni nei nostri confronti.
Niente più degli extraterrestri ci pone di fronte al problema dell’altro, di cui essi sono i rappresentanti più evidenti. Si riapre così la porta del mistero, e si riaccende la domanda sull’Altro per eccellenza, cioè Dio. E s’imporrà di nuovo il problema che si posero i teologi davanti alla scoperta di Copernico che era la Terra a girare intorno al sole, e non il contrario: com’era possibile che fosse così, se la Terra era il luogo della redenzione di Cristo?
Allo stesso modo, oggi, se si scoprirà l’esistenza di extraterrestri, dovremo rinunciare alla pretesa che coltiviamo di essere il centro dell’universo. E forse sarà uno scossone che ci costringerà ad aprire le porte al mistero.
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