Turismo sostenibile, patrimonio di civiltà
Muoversi piace e fa girare il volano dello sviluppo economico e occupazionale, ma non solo. Nonostante la crisi economica mondiale, l’unico settore a registrare il segno positivo è proprio il turismo.
Nel 2016, secondo l’Unwto, il giro d’affari internazionale è stato di 1.260 miliardi di dollari e il numero di viaggiatori ha raggiunto il miliardo e 200 mila, poco più di un settimo degli abitanti della Terra. Un toccasana per l’economia, ma a volte un problema per l’ambiente e il pianeta.
Migliorare questa situazione è possibile: basta iniziare a considerarla un’opportunità importante per cambiare abitudini e iniziare a viaggiare in modo più «leggero».
Italiani, turismo sostenibile ed ecoturismo
Anche agli italiani piace sempre di più un tipo di turismo non chiassoso, attento a luoghi, ma anche a strutture ricettive accoglienti nel rispetto dell’ambiente, ad esempio nell’adozione di materiali di costruzione biocompatibili o nell’utilizzo della raccolta differenziata dei rifiuti.
I connazionali che dichiarano di praticare un turismo sostenibile e responsabile sono il 16 per cento. Lo afferma il VII Rapporto «Italiani, turismo sostenibile ed ecoturismo», a cura di Ipr Marketing e Fondazione Univerde, presentato alla Bit (Borsa internazionale del turismo) a Milano. I dati parlano chiaro: l’Italia minore spesso è l’Italia migliore da cui ripartire.
E, per una volta, ne siamo convinti anche noi: il 77 per cento sostiene che, per l’economia turistica di un territorio, l’attenzione all’ambiente comporti una crescita.
«Sono numeri che, ancora più che in altri settori, evidenziano come il connubio tra ambiente e lavoro sia imprescindibile – commenta Alfonso Pecoraro Scanio, presidente della Fondazione Univerde e docente universitario di Turismo sostenibile ed ecoturismo –. Il turismo rappresenta soprattutto un arricchimento culturale per il 45 per cento degli italiani, una conoscenza o esplorazione per il 43 per cento e relax per il 40 per cento. Ad attrarre sono arte, storia ed eventi culturali (62 per cento), ma anche natura e paesaggi (59 per cento)».
Mete fuori rotta e non blasonate
Il turismo sostenibile rappresenta un modo di viaggiare nel rispetto dell’uomo e del pianeta. Conoscere un luogo attraverso uno stile sostenibile significa uscire dai circuiti più battuti, dalle mete turistiche più blasonate, alla ricerca di angoli nascosti, quasi mai sotto i riflettori, a volte difficili da raggiungere o spesso anche solo fuori porta.
Come si può essere turisti eco o green? Ad esempio, visitando gli oltre mille siti Unesco patrimonio dell’umanità (solo l’Italia ne ha 51), perché, secondo l’ente delle Nazioni Unite, aiuterebbe a conservarli, specialmente quelli in via di sparizione.
Sostenibile è anche il mezzo di trasporto
Da Nord a Sud Italia gli esempi sono, comunque, tantissimi. Dalla montagna al lago, dalla campagna alla città fino ai piccoli paesi basta solo lasciar a casa la fretta, gli orologi e armarsi di occhi bene aperti, attenti, curiosi. Basta davvero poco a rigenerarci: una passeggiata, una pedalata o un luogo raggiunto non più in auto fin dove si può.
Sostenibile è, allora, l’incontro con le tradizioni, dalle feste patronali alle sagre paesane, l’arte minore, la storia, l’artigianato, i mestieri, l’enogastronomia locali. Sostenibile è il mezzo di trasporto scelto: dal treno alla bici, dal cammino a piedi alle navigazioni lente lungo i corsi d’acqua.
Quando la bellezza crea occasioni di sviluppo
«In questo ambito stiamo assistendo a una vera e propria rivoluzione copernicana – spiega Ottavia Ricci, consigliera per la Sostenibilità nel Turismo Beni e attività culturali e del turismo –. Sostenibilità non è più paradigma di sola tutela ambientale. Il termine, oramai in uso in tutte le economie avanzate, ha assunto un significato globale con l’obiettivo di accompagnare ogni agire umano. La sostenibilità è una strategia di sviluppo che si propone di tutelare il patrimonio umano, artistico, ambientale e culturale ed è divenuta motore delle economie avanzate. Al centro, anche per l’Italia, l’immenso patrimonio culturale, declinato nei suoi diversi aspetti: culturale, fisico, digitale, ambientale, umano e sociale, che ne rappresentano il valore sia intrinseco che economico».
Rimanendo tra le bellezze di casa, il turismo sostenibile assume una più nitida connotazione se collegato al 2017, dichiarato Anno nazionale dei borghi. Tanti gli eventi in programma: dal Festival del turismo responsabile «It.a.cà migranti e viaggiatori» da maggio a ottobre, a Bologna e in dieci altre città (www.festivalitaca.net) agli Stati generali dei borghi indetti dal ministero dei Beni culturali per settembre. «Dopo il 2016 Anno nazionale dei cammini, che ha portato un grande successo anche di numeri – prosegue Ricci –, era naturale che il 2017 fosse l’anno dei borghi. I borghi si spopolano perché non c’è lavoro, ma se si creano occasioni di occupazione tornano anche le persone e i giovani».
Onu: 2017 Anno del turismo sostenibile per lo sviluppo
«Viviamo in un mondo meraviglioso, pieno di bellezza, fascino e avventura. Non c’è fine alle scoperte che possiamo fare: basta aprire gli occhi!». Esordisce con queste parole il decalogo del viaggiatore responsabile voluto dall’Organizzazione mondiale delle Nazioni Unite per il turismo (Unwto) all’indomani dell’adozione da parte della stessa Assemblea dell’Onu del 2017 come Anno Internazionale del Turismo Sostenibile per lo sviluppo.
Nel 2001 l’Unwto aveva approvato il Codice Mondiale di Etica del Turismo. La risoluzione del 2017 riconosce «l’importanza di promuovere il turismo sostenibile tra il maggior numero di persone, diffondendo consapevolezza del grande patrimonio delle varie civiltà e un miglior apprezzamento di valori intrinsechi alle diverse culture, contribuendo così al rafforzamento della pace nel mondo» (www.tourism4development2017.org).
Tanti progetti in cantiere
VenTo (pista ciclabile da Venezia a Torino, lungo le alzaie dei fiumi); il recupero come greenway dell’acquedotto pugliese (percorso cicloturistico ed escursionistico di 500 km lungo il tracciato di due condotte); il grande raccordo anulare delle bici (GRAB): si snoda in Roma e collega i maggiori monumenti. Tali progetti vogliono creare un nuovo tipo di accoglienza «diffusa», facendo apprezzare luoghi sconosciuti al turismo di massa.
E ancora: la via Silente, tracciato circolare di circa 600 km che ripercorre i tratti costieri per inoltrarsi tra le montagne di uno dei Parchi Nazionali più grandi d’Italia: quello di Cilento, Vallo di Diano e Alburni. Suddivisa in quindici tappe, più una opzionale che raggiunge la vetta del monte Cervati, la Via deve il nome alle sonorità dei luoghi attraversati.
I treni storici: la Fondazione FS Italiane ha avviato il progetto Binari senza tempo, offrendo una seconda giovinezza a circa 240 km di linee ormai prive di servizi di trasporto pubblico locale. Un vero e proprio museo dinamico che attraversa, grazie a treni storici rinnovati, spettacolari paesaggi tra natura e arte della provincia italiana. Si va dalla Ferrovia della Val d’Orcia (da Asciano a Monte Antico) a quella dei Templi (da Agrigento Bassa a Porto Empedocle), dalla Ferrovia della Valsesia (da Vignale a Varallo, ai piedi del Monte Rosa) a quella dell’Irpinia (da Avellino a Rocchetta Sant’Antonio).
Infine, il recupero, sempre da parte delle Fs, il recupero delle linee dismesse (oggi sono più di 1500 km) e ben 400 vecchie stazioni recuperate. Tra questi il percorso ciclopedonale lungo il tracciato dell'ex ferrovia militare Treviso-Ostiglia.
L'articolo completo è disponibile nel numero di maggio 2017 del Messaggero e nella versione digitale della rivista.