Una donna può tutto
Mai conosciuto una strega? Beh, Ritanna Armeni sì. E non è stato affatto spiacevole, anzi. La donna in questione si chiamava Irina Rakobolskaja, aveva 96 anni ed era l’ultima superstite di un gruppo di aviatrici sovietiche che, durante la Seconda guerra mondiale, sfidarono il Terzo Reich a bordo di biplani Polikarpov leggeri e silenziosi. In quattro anni di conflitto (il reggimento prese forma nel 1941 e rimase attivo fino al 1945), queste ragazze sorvolarono i cieli del Caucaso 23 mila volte, lanciando bombe sulle truppe della Wehrmarcht e compiendo anche manovre molto rischiose.
«Possibile siano donne? – si chiede il cacciabombardiere tedesco Alfred all’inizio del romanzo –. Così brave, abili, precise, spietate? Così incuranti del pericolo? Arrivano la notte all’improvviso, seminano il terrore e poi toccano di nuovo il cielo. Misteriose, sfuggenti, inafferrabili». Non a caso verranno soprannominate «Nachthexen, streghe della notte».
Seminare il panico, però, non era certo l’unico obiettivo del reggimento femminile creato da Stalin, su impulso dell’eroina nazionale Marina Raskova. Addestrate in pochi mesi, le «streghe» sovietiche intrapresero una vera e propria «avventura collettiva» contro i pregiudizi, decise a difendere non solo il proprio Paese, ma anche l’emancipazione femminile e la parità dei sessi in uno dei periodi storici più complessi del Novecento.
Il libro di Ritanna Armeni, dunque, parte proprio dal 1941 e, alternando i piani temporali, dà voce ai ricordi della Rakobolskaja in un’avvincente combinazione di suspense, patriottismo, angoscia e fierezza. Un connubio che a posteriori – Irina è mancata nel settembre del 2016 – suona quasi come un’eredità e un monito a riflettere sul ruolo della donna nel tessuto sociale di ieri, di oggi e di domani.