11 Marzo 2022

Una vita nuova

«Dal pianeta degli umani». I migranti di Ventimiglia nel viaggio fantastico del docu-film di Giovanni Cioni.
Una vita nuova
Un ritratto del regista Giovanni Cioni.
© Annalisa Gonnella

A Ventimiglia (Imperia), nell’estremo nord-ovest italiano, transitano i migranti che dall’Italia cercano la fuga nell’Europa continentale, ma di qui, all’epoca della Belle Époque, passavano anche gli uomini dell’alta società inseguendo il sogno di contrastare la morte. La connessione vita-morte è venuta in mente al regista fiorentino Giovanni Cioni autore del docu-film Dal pianeta degli umani (Italia-Belgio-Francia), presentato al recente 33° Trieste Film Festival. Recatosi sui luoghi della frontiera italiana per raccogliere le storie di chi passa di qui e tenta di raggiungere la Francia in treno o a piedi, col rischio di essere rintracciato e rispedito in Italia dai gendarmi francesi alla prima stazione, quella di Menton-Garavan, Cioni ha scoperto un’altra storia: prima del 2019 aveva organizzato diversi sopralluoghi nei pressi di Ventimiglia, lungo la ferrovia e nel centro di transito, seguendo i percorsi nei boschi sovrastanti e nei sentieri della Val Roja, filmando le immagini dei set naturali dove sarebbe dovuto ritornare per dirigere il suo film. Il confinamento forzato dovuto alla pandemia ha bloccato le sue intenzioni, e dalla visione delle riprese di prova è emerso il nuovo percorso narrativo da tracciare: migranti alla ricerca di una nuova vita come fecero altri umani, in un’epoca diversa, cioè i pazienti del medico chirurgo russo Serge Voronoff, i quali prenotavano un posto nella sua clinica, sopra Ventimiglia, alla ricerca dell’eterna giovinezza.

Il silenzio avvolge ora il confine: nessuno parla più dei migranti, nessuno ricorda più la figura di Voronoff. Solo le rane, con il loro coro gracchiante, accompagnano le immagini tratte da un documentario in bianco e nero di inizio secolo. Il regista mescola numerosi frame da cult della cinematografia del genere fantastico degli anni Trenta (tra cui il primo King Kong o L’isola delle anime perdute) con spezzoni di filmati di propaganda dell’ascesa del fascismo, favorevole al tema dell’«uomo nuovo», per cercare di comprendere meglio il mondo in cui viviamo, un mondo in cui l’uomo ha sempre aspirato all’utopia del ringiovanimento, come fece negli anni Venti, nella sua clinica sopra Ventimiglia, il Castello Grimaldi, lo scienziato Voronoff (reso famoso dal romanzo Cuore di cane di Mikhail Bulgakov), e come provano a fare oggi i migranti che attraversano il «passo della morte» per raggiungere la libertà in cerca di una nuova vita.

A Trieste il docu-film Dal pianeta degli umani si è aggiudicato il Premio Corso Salani. Alternando figure fantasmagoriche e spettrali, e la fisicità della realtà, Cioni, pur con un canto quasi ipnotico, si concentra sul costante conflitto tra l’istinto di sopravvivenza e l’orrore della morte. La fron­tiera di cui non si parla più, con migliaia di migranti bloccati, il silenzio che circonda il Castello Grimaldi: il film inizia come un sopralluogo e diventa una fiaba fantastica, priva di personaggi, narrata da un coro di rane che non smettono di rivelarci chi sono gli umani che abitano il nostro pianeta. Questo diario intimo, raccontato con la voce fuori campo dello stesso Cioni, guida lo spettatore in un viaggio immaginativo che evidenzia quanto fragile sia ancora il pianeta degli umani, se non si interviene per gestirlo con cura.

 

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Data di aggiornamento: 11 Marzo 2022
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