Vuelvo al Sur
Da alcuni anni cerco di vivere al Sud. Nel mio andirivieni lungo la penisola (Italia, quanto sei lunga!) ho imparato a conoscere una frontiera. La raggiungo e la scavalco quando lascio alle mie spalle il casello di Candela dell’autostrada Napoli-Foggia. Il paesaggio cambia all’improvviso. Diventa vuoto, infinito. È come se fosse una nuova geografia. Sono finalmente arrivato in Lucania.
Qui c’è una strada. È la più bella del mondo. Attraversa, dritta come un fuso, colline coltivate a grano. Ti puoi sedere sull’asfalto e goderti gli orizzonti, non passa quasi nessuno. È un nulla patagonico, ha la meraviglia di un deserto. Solo nuvole e terra. È l’Highway 66 delle pianure nordamericane, la Ruta 40 che raggiunge la Terra del Fuoco. No, questa è la statale 655, conosciuta come Bradanica.
Il paesaggio della valle del Bradano è morbido. I campi ondeggiano in continui saliscendi. In queste settimane è uno scenario verde, verdissimo. Il grano scalpita. Qui, nel dopoguerra, gli architetti della riforma agraria, costruirono ventisette nuovi paesi e un’infinità di case sparse. Dovevano ospitare un popolo di contadini. Le case erano belle. A inaugurare Borgo Taccone, il paese più importante (una grande chiesa, la banca, l’ufficio postale, un cinema-teatro), venne un ministro e fu festa pomposa. Oggi, quasi settanta anni dopo, a Borgo Taccone vivono solo quattro famiglie. E le case della riforma sono deserte, abbandonate: sorgono bianchissime dai campi di grano. Come hanno fatto i pianificatori degli anni ’50 a sbagliarsi così tanto? Sono stati capaci di costruire un paesaggio agrario, ma non hanno saputo prevedere l’economia del sud italiano. Guardate com’è bella la casa solitaria di questa foto: è stata scattata la scorsa primavera. Da dietro un guard-rail della Bradanica. Ci si può fermare spesso quando si percorre questa strada.
In questi cascinali, senza porte e finestre, oggi, nella stagione dei raccolti, vive un popolo di migranti, nomadi e invisibili. Uomini e donne che si chinano a terra per raccogliere i pomodori che noi mangeremo.