Yemen, morire di ipocrisia

Prostrato da guerra, malnutrizione e traffico d'armi, il Paese si trova sull'orlo del baratro. Colpa anche delle grandi potenze e della loro posizione spesso contraddittoria.
12 Gennaio 2018 | di

Le agenzie delle Nazioni Unite stimano che dal marzo 2015 al febbraio 2017 siano stati arruolati, da tutte le parti in conflitto nello Yemen, quasi 1.500 bambini soldato. Human Rights Watch aveva già accusato, nel maggio 2015, gli huthi di arruolare, addestrare e impiegare bambini soldato. Tutto questo accade in mezzo a vergognose contraddizioni: Usa e Regno Unito da un lato mandano aiuti umanitari allo Yemen, dall’altro fanno vendite multimiliardarie di armi all’Arabia Saudita, armi che stanno procurando una sofferenza devastante alla popolazione civile dello Yemen.

Della guerra ormai si leggono rare notizie. «La sofferenza di questo popolo è stata finora ignorata dalla comunità internazionale» ha dichiarato Anna Neistat, alta direttrice per le ricerche di Amnesty International. Oltre 3 milioni di persone sono state costrette a lasciare le loro case, migliaia di civili sono morti e oltre 18 milioni di persone dipendono dagli aiuti umanitari. Che arrivano però... insieme alle bombe. Secondo l’Istituto internazionale di ricerche sulla pace di Stoccolma, dal 2015 gli Usa e il Regno Unito hanno venduto armi all’Arabia Saudita per un valore di oltre 5 miliardi di dollari. Al tempo stesso, dati forniti dal dipartimento per lo Sviluppo internazionale di Londra e da ForeignAssistance.gov – l’ufficio per le risorse all’assistenza internazionale all’interno del dipartimento di Stato Usa – dicono che i due governi hanno messo in bilancio circa 450 milioni di dollari per gli aiuti umanitari alla popolazione civile yemenita.

L’Onu ha denunciato che la malnutrizione è così grave che il Paese è sull’orlo della carestia. Amnesty ha documentato almeno trentaquattro attacchi aerei della coalizione saudita con armi (prodotte negli Usa e nel Regno Unito) vietate a livello internazionale, come le bombe a grappolo.  E l’ipocrisia italiana non è da meno: secondo i dati reperibili dal registro del commercio estero dell’Istat (forniti dall’Osservatorio permanente sulle armi leggere di Brescia – Opal), nel 2016 l’Italia ha venduto all’Arabia Saudita bombe e munizioni per un totale di oltre 40 milioni di euro. Le spedizioni sono riconducibili alla RWM Italia, azienda del gruppo tedesco Rheinmetall, che ha la propria sede legale a Ghedi (Brescia) e la fabbrica a Domusnovas, non lontano da Cagliari, in Sardegna.

Data di aggiornamento: 12 Gennaio 2018
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