Forleo, un italiano custode di Versailles
Le passioni di un tempo sono riassunte nel presente. Forse sarebbe stato un bravo medico o un quotato pittore, ma quello che si trova a gestire oggi è la sintesi delle due aspirazioni. Danilo Forleo, italiano di origini bergamasche, 34 anni, si occupa di conservazione preventiva di un patrimonio storico-artistico ammirato da tutto il mondo: la Reggia di Versailles, residenza della corte dei re di Francia.
Ben 2.300 stanze da controllare e la responsabilità della conservazione preventiva di 60 mila opere d’arte. Di queste, 17 mila sono esposte nelle oltre mille sale del museo: quasi 7 milioni i visitatori ogni anno. L’arte, Danilo la vive ogni giorno. La conserva e la tramanda. Il suo cammino professionale verso la Reggia di Luigi XIV è costituito di piccoli grandi passi.
Dopo il liceo artistico a Bergamo e gli studi in Gestione dei Beni culturali all’Università di Milano, alla fine del 2008 si sposta in Francia, per conseguire alla Sorbona la specializzazione in «Conservazione preventiva dei beni culturali». «Ho sempre ragionato sul lungo termine senza cercare la ricompensa immediata ai miei sforzi – spiega Danilo –. L’ammissione al corso della Sorbona – aggiunge – è stata la mia grande opportunità. E la mia assunzione è arrivata dopo l’ennesimo stage alla Reggia».
A lui è stato affidato il delicato compito di dirigere «EPICO», un programma di ricerca realizzato insieme ad alcuni partner europei con l’obiettivo di creare un metodo per preservare le collezioni delle dimore storiche. Un progetto che ha ottenuto di recente il riconoscimento dell’Ue con il «Premio Europa Nostra 2018».
Tra grandi sale, appartamenti, porte segrete e scale circolari, Danilo si muove con disinvoltura e sicurezza. «Mi occupo – afferma – di comprendere e diagnosticare le cause di degrado naturali e antropiche (clima, luce, attacchi biologici, vibrazioni prodotte da lavori, ma anche movimentazione, mancanza di formazione del personale a contatto con i beni). Tutto questo per mettere in atto strategie volte a evitare o bloccare e, come ultimo, misurare questi fattori di degrado». «Lavorare circondati dall’arte è un’opportunità unica – confida –. Mi affascina il contatto con le collezioni e la loro materia, osservare lo stato di conservazione e individuarne una cura, qualora ce ne fosse bisogno».
Danilo è un esempio di come talento e volontà possano portare a successi altrimenti insperati. «Molta della mia energia – ammette – la devo alla mia fidanzata che ha scelto di seguirmi in Francia, alla mia famiglia, agli italiani che ho conosciuto qui e alle collaborazioni con i musei italiani che mi hanno permesso di ritrovare un pezzo d’Italia anche qui in Francia». E ai giovani che guardano al futuro, Danilo consiglia di aprirsi alle realtà internazionali, non tanto per stabilirsi definitivamente all’estero, ma per avere più forza nel proporsi nel nostro Paese».