Marina Massironi: una risata vi farà pensare

Da spalla del trio Aldo, Giovanni e Giacomo ai personaggi tragicomici degli spettacoli teatrali. Marina Massironi si racconta e svela il ruolo dell’artista, in una società che rischia di perdere l’incanto della curiosità.
30 Novembre 2018 | di

Cambiare, sperimentare, accettare la sfida di essere fuori dagli schemi. Marina Massironi, attrice eclettica di cinema, televisione e teatro, ha fatto di questa scelta il filo rosso della sua carriera. Il grande pubblico l’ha conosciuta come spalla del trio Aldo, Giovanni e Giacomo, l’ha amata nei panni dell’estetista di Pane e Tulipani, ruolo per il quale ha vinto il David di Donatello e il Nastro D’Argento, e oggi la ritrova a teatro a interpretare Rosalyn, insieme con Alessandra Faiella, una commedia noir, scritta da Edoardo Erba e diretta da Serena Sinigaglia, dove il comico si mescola al tragico e dove nulla è come sembra.

Messaggero. Una Marina Massironi inedita per chi la ricorda nei film di Aldo Giovanni e Giacomo o a Mai Dire Gol. È una svolta?

Massironi. In realtà io nasco come attrice drammatica. Al mio primo provino ho recitato Canto notturno di un pastore errante dell’Asia di Giacomo Leopardi. Più drammatica di così… Ho scoperto la mia vena comica con il trio. Ricordo quegli anni come un periodo di grande sperimentazione, dinamicità, divertimento. Un tratto lungo e bello della mia vita, di cui conservo una marea di ricordi. Ma poi si cambia, si volta pagina.

Si riconosce di più nel suo lato drammatico o nel suo lato comico?

In entrambi, perché in realtà si tratta dello stesso lavoro. Per me la risata è pari a una condivisione drammatica; anzi, in molti casi attraverso il comico si possono veicolare argomenti e temi anche molto drammatici. Forse la risata è più «simpatica», ma, se non è banale, crea un meccanismo di empatia altrettanto efficace.

Che cosa si scopre di se stessi interpretando un personaggio?

Intanto puoi mettere a fuoco delle cose di cui magari hai sentito parlare ma che non hai mai avuto modo di razionalizzare. Quel personaggio le incarna e tu dici a te stessa: «Ah! Ecco che cos’è!». Poi tutti questi punti di vista cominci ad applicarli alla tua vita e ti si apre un mondo. Non è detto che l’attore che è sul palcoscenico ne sappia più del pubblico che è in sala, ma è comunque un mezzo che può ricevere dal pubblico o, al contrario, dare cose nuove. Ogni testo che affronti come attore per un nuovo spettacolo può rafforzarti o indebolirti. Se sei più fragile diventi più sensibile, ricettiva, e ti metti in ascolto; se sei più forte sei più chiusa in te stessa, ma diventi un modello. In ogni caso contribuisci a costruire un pezzetto di esperienza che un giorno, magari, smonterai, per rimontare qualcos’altro. Tra attore e pubblico c’è un continuo scambio di energia, che nel comico si trasforma in risata e nel drammatico in silenzio, attenzione e commozione. È la magia del teatro.

Sta preparando un nuovo spettacolo, che sfida l’aspetta?

Nel nostro prossimo spettacolo il comico e il drammatico s’intrecciano con il tema del vero e del falso, dentro e fuori di noi. Il testo, il cui titolo originale è Bakersfield Mist («Le nebbie di Bakersfield»), è del drammaturgo americano Stephen Sacks. Al centro l’incontro di due esseri umani molto diversi tra loro per carattere, estrazione sociale, istruzione. Lei è un’ex barista costretta a vivere in una roulotte in una grande periferia americana, lui un rinomato critico d’arte di una galleria di New York. L’espediente è un quadro, che la donna ritiene essere un Pollock autentico e per il quale chiama il critico per una perizia. L’incontro è l’inizio di un confronto serrato, dove a tratti si scivola nel pregiudizio e a tratti ci si abbandona a inaspettate aperture. Ci sono risate, picchi drammatici, eppure profondamente umani. Debutteremo ufficialmente a marzo, ma prima faremo qualche anteprima per metterlo a punto.

 

Qual è il pregiudizio che proprio non sopporta sul ruolo dell’artista? Quanto il teatro è davvero specchio della vita? Che ruolo sociale ha questa forma d’arte al tempo del web? Perchè è importante accettare sempre nuove sfide? Queste e tante altre le domande, rivolte a Marina Massironi, che potrete leggere integralmente nell’articolo originale, pubblicato sul numero di novembre 2018 del Messaggero di sant’Antonio. Provate la nostra versione digitale.

Data di aggiornamento: 30 Novembre 2018
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