31 Gennaio 2021

Qualcosa di assai trasgressivo

Oggi sono tanti i gesti trasgressivi. Come andare a piedi o in bici invece che in auto; scegliere uno stile di vita sobrio e solidale. O credere in Dio...
Qualcosa di assai trasgressivo

©JeSuisLautre

«Wanted. Per idee sovversive, predica la povertà, la nonviolenza, l’uguaglianza. Gesù Cristo. Mal vestito, affamato: frequenta gente comune, emarginata. Segni particolari: ferite alle mani, ai piedi, al costato. Taglia: 30 denari». Non molti anni fa eravamo in tanti ad avere appeso in camera un poster del genere, magari pure tra i Kiss o una Brooke Shields discinta quanto basta. Il rimando era ai film western e alle taglie che erano immancabili negli uffici degli sceriffi. Erano più o meno anni di contestazione, anche all’interno delle comunità cristiane. Che magari erano ben diverse dai canyon percorsi da pellerossa e giubbe blu, ma forse il desiderio di «spostare un po’ più in là i confini», di trovare nuovi linguaggi che si intuivano meglio adatti a sé e ai propri tempi, erano suppergiù gli stessi. E un Gesù «fuori dalle norme», simpatizzante di malandrini e poveracci, suonava bene alle nostre sporche orecchie adolescenziali.

Non so fino a quanto fosse esegeticamente corretta una tale immagine. Probabilmente, in realtà, chi seguiva Gesù si aspettava da lui persino qualcosa di ancora più esplicito in tal senso. Ma nei Vangeli non siamo in grado di trovare nulla che assomigli ai proclami rivoluzionari di Marx, Bakunin o di qualche anarchico ottocentesco. Se non altro perché Gesù affidò la sua «rivoluzione» piuttosto a tanti gesti trasgressivi. Prendiamone in considerazione anche solo uno: non lavarsi le mani prima di mangiare. Evidentemente niente a che fare con l’igiene, ma di fronte a una ritualità esasperata e disumana che faceva dipendere la propria perfezione religiosa dall’esattezza e dalla ripetitività di azioni e gesti persino banali, intuia­mo quanto dovette risultare trasgressivo l’atto di Gesù e dei suoi discepoli (Mt 15,1-3). Un vero e proprio «gesto che parla»: e infatti farisei e scribi, che su norme come questa fondavano la propria religiosità, devono averne poi parlato molto!

Gesto trasgressivo, perché era a quel tempo persino vietato a una persona sana di mente, lo fu anche l’abbraccio di Francesco d’Assisi al lebbroso. Ma inaugurò tutto un nuovo modo di esser cristiani. Non meno lo fu la scelta di Antonio di Padova di abbandonare il ricco monastero e gli approfonditi studi, per farsi povero tra i frati minori. O quella di papa Francesco, quell’incredibile 13 marzo 2016, quando salutò con un umanissimo «buona sera!» la gente assiepata in piazza San Pietro. Ma assai trasgressiva fu anche la decisione, mesi fa, di quel giovane allenatore di basket: far rientrare negli spogliatoi anzitempo la sua squadra di giovanissimi, che tra l’altro stava finalmente vincendo dopo varie sconfitte, di fronte alle intemperanze per niente educative dei genitori sugli spalti.

Gesti che sono trasgressivi perché inaspettati, controcorrente, coerenti, e perciò eloquenti. Gesti da «pagare» in prima persona, che squarciano le trame fittizie della realtà. Che però interrogano e lasciano intravedere percorsi alternativi, permettono alla vita di riprendere il suo corso. Gesti che rispondono alla passione più che all’indignazione: per l’uomo, anche per quell’uomo che sono io, per i valori evangelici. Andare a piedi o in bicicletta piuttosto che in auto; scegliere uno stile di vita sobrio e solidale; abbracciare, stringere calorosamente la mano; spegnere il telefonino per parlarsi a quattr’occhi o stare in silenzio; credere nella famiglia; appendere una giacca a vento in strada con un cartello che invita chiunque abbia freddo a indossarla; offrire il caffè a uno sconosciuto; non indossare un capo firmato: tutto ciò è oggi assai trasgressivo. Anche credere in Dio lo è, di questi tempi. 

 

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Data di aggiornamento: 01 Febbraio 2021
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