Quando un libro aiuta a vivere
Si è svolta lo scorso 19 ottobre presso la basilica Palladiana di Vicenza la serata conclusiva della seconda edizione del Premio «Il Libro della Vita» promosso dalla De Leo Fund onlus.
Il Premio, ideato dal presidente della De Leo Fund, lo psichiatra e professore emerito di psichiatria Diego De Leo, e dalla psicologa e psicoterapeuta Vera Slepoj, scomparsa lo scorso giugno, ha lo scopo di segnalare all’attenzione del grande pubblico quei libri – saggi o romanzi – che promuovono «contenuti che apportino un valore positivo alla vita e all’esistenza», nella consapevolezza che in un’epoca travagliata come quella attuale «un libro dall’alto valore interiore e spirituale diventa luogo significante e può fare da filo conduttore per dare senso all’esistenza e valore a un’evoluzione positiva dell’umanità» fanno sapere dalla Fondazione.
Vincitore di questa seconda edizione, il romanzo Le Favole del comunismo di Anita Likmeta, edito da Marsilio, «una storia – ha sottolineato Diego De Leo – di autentica resilienza che, in uno stile agile, ironico e asciutto, racconta come sopravvivere a coercizioni e violenze di ogni genere nell’Albania comunista, come resistere alla disgregazione sociale e ricostruirsi una nuova vita nella consapevolezza e nella libertà». Anita Likmeta, imprenditrice di successo nel campo dell’informatica, è nata in Albania e vive in Italia dall’età di 11 anni. In questo libro racconta di Ari, bambina albanese (e suo alter ego) che vive in un villaggio della campagna attorno a Durazzo, insieme con i nonni cui la madre l’ha affidata per venire a lavorare in Italia e mantenere la famiglia. È poverissima Ari, al punto da camminare sempre scalza per non consumare l’unico paio di scarpe che lo Stato passa in quello che la propaganda di regime del dittatore Enver Hoxha definisce «il Paese più felice del mondo». A fare da sfondo, le vicende storiche del Paese lette anche attraverso quelle «favole del comunismo» di cui parla il titolo e che ne descrivono il clima di paura, invidia, delazione.
Secondo classificato al Premio «Il Libro della Vita», Emanuele Trevi con La casa del mago (Ponte alle Grazie), mentre il «Premio speciale Vera Slepoj 2024» è andato ad Antonio Franchini per il volume Il fuoco che ti porti dentro, sempre edito da Marsilio, «raro esempio – ha spiegato ancora il professor De Leo nelle motivazioni – di confessione in prima persona, dove la letteratura non serve solo come soccorso terapeutico, ma permette di scavare nel mistero del legame che unisce un figlio alla propria madre, e di elaborare le ragioni di un odio inespiabile prima di conquistare la nobiltà estrema della pietas».
La De Leo Fund onlus è sorta nel 2007, sulla scia di un tragico evento, la morte in un incidente stradale dei due figli di Diego De Leo, Nicola e Vittorio, avvenuta nel 2005. «La De Leo Fund onlus – ha scritto lo psichiatra – è nata dal desiderio di trasformare la nostra tragica esperienza in aiuto ad altri, perché siamo fermamente convinti che sia utile condividere le storie, i ricordi, le esperienze e i sentimenti tra coloro che stanno soffrendo gli stessi dolori», creando così un luogo «dove le persone con un’esperienza di lutto traumatico potessero trovare aiuto e condivisione». La De Leo Fund, «si occupa così non soltanto di fornire gratuitamente supporto psicologico ai survivors (i sopravvissuti), ma ha saputo trasformare molte di queste esperienze traumatiche grazie all’attivazione di un laboratorio creativo dove, coltivando la bellezza della relazione, si è ri-progettata, con amore e speranza, la cura per la vita».
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