Brasile: Come voi lettori avete dato da bere agli assetati
Contro la sete bisogna agire, non stare a guardare. È con questo spirito che i nostri lettori hanno sostenuto in questi ultimi anni decine di progetti per garantire nei luoghi più poveri della terra l’accesso all’acqua potabile. Uno dei più promettenti vede in prima linea Marco Bagnarol, frate della Consolata, che dal 2014 è parroco a Monte Santo, un comune del cosiddetto «Poligono della siccità» nel Nord Est del Brasile. La parrocchia di fra Marco è vastissima: 3.500 chilometri quadrati e oltre 54 mila abitanti, sparsi in 200 villaggi.
Fra Marco è nato in Canada da genitori italiani ed è orgoglioso delle sue origini: «Il mio paese è San Vito al Tagliamento (PN), ho la cittadinanza italiana». Ha alle spalle anche un’esperienza missionaria in Uganda. Nella sua vita ha visto gli opposti del «Pianeta acqua»: i 425 litri consumati al giorno da un nordamericano e i 10/20 da un africano. Ne sa abbastanza per indignarsi. «A Monte Santo non piove da 15 mesi. Da 3 anni non c’è raccolto di fagioli, che sono le proteine dei poveri. L’acqua arriva in città solo una volta al mese. Nei villaggi la gente dipende dalle autobotti delle forze armate brasiliane, che il governo sta tagliando. Nessuno più guarda dalla nostra parte. Venite qui, venite a vedere come vive la gente».
La solitudine della povera gente
Fra Marco ricorda il suo arrivo a Monte Santo: «Ciò che mi stupiva di più era che in un posto come questo l’unico approvvigionamento d’acqua previsto era… la pioggia! Non esisteva alcuna politica idrica né a livello municipale né a livello federale». Poi un giorno si reca in un villaggio di contadini. E tocca con mano che la mancanza d’acqua non è solo sete, è disperazione. Un giovane dagli occhi persi è seduto davanti alla porta di casa. Gli chiede: «Capo, non sei andato ai campi oggi?». Il giovane, in evidente stato confusionale, gli risponde: «A che fare? La siccità mi ha bruciato tutto. Non ho più niente».
Poco tempo dopo il suo arrivo a Monte Santo, ritorna l’ennesima siccità. «A quel punto ho detto basta – continua fra Marco –. Ho tirato giù il muro dietro la canonica e ho fatto costruire un pozzo. Dopo poco ne ho costruito altri due vicino alla chiesa». Ma erano poche gocce per un grande assetato.
Ora la situazione sta precipitando. Il 2016 è stato l’anno più caldo di sempre. «L’Onu ha previsto che pioverà sempre meno nel Nord Est brasiliano». La chiesa locale è in fermento e fra Marco è in prima linea. L’acqua è sotto terra. Per trovare quella buona bisogna scavare in profondità. E così, cartina della parrocchia alla mano, cerca i punti nevralgici in cui costruire i pozzi, in modo da raggiungere più gente possibile. Un risiko del bene che ha bisogno di un esercito pronto alla sfida. La sua gente darà il tutto per tutto: «Si sentono abbandonati dal governo, la Chiesa è la loro ultima speranza».
Scacco matto alla siccità
Fra Marco individua 48 siti e lancia una campagna che sembra una supplica: «Un bicchiere d’acqua per amore di Gesù». Racimola un contributo dalla gente di 17 mila euro, cifra assolutamente lontana da quanto sarebbe necessario. E alla fine quella preghiera riesce a giungere fino a noi: Caritas Antoniana approva la costruzione di tutti i pozzi, per un totale di 58 mila euro.
Quando si realizza un pozzo è festa. Mentre la trivella lavora, la gente si raduna tutt’attorno. «Il giorno in cui stavamo scavando il pozzo di Genipapo de Baixo, un fiotto d’acqua uscì a bagnare la terra secca. La gente intorno urlava di gioia. Un’anziana donna accanto a me invece iniziò a piangere. “Non è contenta, signora, che abbiamo trovato l’acqua?” le chiesi. La signora mi rispose: “Piango per tutti quelli che ho perso, quando l’acqua che poteva salvarli era sotto i nostri piedi”».
Ora che i 48 pozzi sono costruiti, e le 3.400 famiglie più povere della parrocchia hanno accesso all’acqua, fra Marco non sa come ringraziare: «È molto importante per la nostra gente che persone lontane abbiano fatto dei sacrifici per migliorare la loro vita. Toccano con mano che la Chiesa è una grande famiglia, che non si ferma davanti alle barriere. E loro rinascono. Oggi pensano addirittura a un progetto di rimboschimento che potrebbe limitare gli effetti della siccità». Segno che è la speranza ad alimentare il futuro.