Racconto

Antonia Arslan

Il destino di Aghavnì

Recensione di

Il destino di Aghavnì è un racconto di dolore, di resilienza, ma anche di pacificazione e di perdono, che Antonia Arslan ha appena pubblicato. La scrittrice padovana di origine armena – nota in tutto il mondo per La masseria delle allodole e gli altri romanzi tradotti in diversi Paesi, da poco insignita del Premio Comisso alla carriera – ritorna alla tematica a lei più cara: la storia della sua famiglia.

Gunnar Gunnarsson

Il pastore d’Islanda

Recensione di

L’autore islandese, plurinominato al premio Nobel, ci offre un racconto delicato, che segue il cammino di Avvento del pastore Benedikt, il quale ogni anno vive questo tempo in modo singolare: in compagnia di un cane fedele e di un tenace montone, va in cerca delle pecore, non pervenute ai raduni autunnali, che si sono perdute tra le nevi dei monti islandesi. Il testo è una perla: nel suo procedere «piano piano, con prudenza, lentamente e senza affanno» ci mostra i valori essenziali dell’umanità.

Mikel Azurmendl

L’abbraccio

Verso una cultura dell’incontro
Recensione di

«In queste pagine cerco di raccontare l’esistenza di un vicinato che mi era del tutto estraneo fino a tre anni fa. E anche di narrare la sua consistenza vitale». Con queste parole, Mikel Azurmendi, antropologo e filosofo basco recentemente scomparso, ex membro dell’ETA, dichiaratamente laico e agnostico, inizia il racconto della sua esperienza di incontro con varie realtà legate al movimento di Comunione e Liberazione presente in Spagna.

Chimamanda Ngozi Adichie

Il pericolo di un’unica storia

Recensione di

Raccontare storie è un potere che abbiamo: imporre un’unica storia la fa diventare la visione finale, crea uno stereotipo definitivo, che è però incompleto. Al contrario, c’è bisogno di vedere non solo il disastro, ma anche la possibilità: questo, secondo l’autrice, si fa soprattutto attraverso il racconto e la lettura. «Molte storie sono importanti. Le storie sono state usate per espropriare e per diffamare. Ma le storie si possono usare anche per dare forza e umanizzare».