L’abbraccio
«In queste pagine cerco di raccontare l’esistenza di un vicinato che mi era del tutto estraneo fino a tre anni fa. E anche di narrare la sua consistenza vitale». Con queste parole, Mikel Azurmendi, antropologo e filosofo basco recentemente scomparso, ex membro dell’ETA, dichiaratamente laico e agnostico, inizia il racconto della sua esperienza di incontro con varie realtà legate al movimento di Comunione e Liberazione presente in Spagna. La prospettiva da cui parte è quella di una ricerca etnografica, effettuata allo scopo di compiere uno studio sul senso della vita, avendo colto non solo la coerenza tra le credenze e le pratiche di quei cristiani, ma anche la capacità di produrre un bene per la società: «è gente che accetta la realtà e solo desidera migliorarla e renderla più bella. Questa gente non si aspetta un miracolo nel pantano, loro stessi sono il miracolo».
Con intelligenza critica e passione, l’autore mette in dialogo il suo bagaglio culturale con le molteplici situazioni con cui viene in contatto: le realtà educative della scuola, i meeting delle fraternità, le settimane estive di vacanza, i servizi con gli emarginati e gli ultimi della società, le attività lavorative e gli impegni quotidiani. La costante che si ripete è sempre l’incontro, il cui midollo è la gratuità, il fare insieme mettendosi a «guardare con gli occhi dell’altro» e assimilando il suo sguardo, dedicandosi totalmente a ciò che si sta facendo, senza perseguire nulla di estrinseco. Questo diventa progressivamente uno stile di vita fondato sulla convinzione che «l’uomo faccia parte della bellezza del volto di cristo» e sull’esperienza concreta di Dio che «non è un’idea, ma semplicemente amore. Un big bang di amore che permette a un io umano di capire che non è nulla se non si dona all’altro».