Il breve saggio del padre domenicano è pubblicato in traduzione dal francese; il titolo originale letteralmente recita: Sulla montagna. Asprezza e grazia. Infatti, il testo con cui l’autore si confronta è quello del Discorso della montagna (Mt 5-7), che lui stesso ha riscoperto proprio nei luoghi in cui per la prima volta è stato pronunciato. La domanda di fondo che ci accompagna nella lettura è la seguente: se Dio ci ama gratuitamente, perché chiede di osservare dei comandamenti che, all’atto pratico, sono spesso fuori dalla nostra portata?
La costruzione della pace passa attraverso la consapevolezza di ciò che fa bene e di ciò che fa male alle persone, ma discende anche e soprattutto da un costante lavoro su se stessi...
Chi è Cristo? Chi è Dio? Queste domande risuonano nella vicenda di alcuni personaggi dei più noti romanzi di Dostoevskij. Esse non sono mai poste in astratto, ma sempre collocate in una situazione concreta, spesso travagliata e sofferta, nella quale diventa prioritaria la ricerca dell’essenziale. L’incontro con le immagini di Dio e di Cristo avviene attraverso opere artistiche o letture ascoltate che anche oggi danno l’occasione di riflettere sulla propria esperienza esistenziale.
«In queste pagine cerco di raccontare l’esistenza di un vicinato che mi era del tutto estraneo fino a tre anni fa. E anche di narrare la sua consistenza vitale». Con queste parole, Mikel Azurmendi, antropologo e filosofo basco recentemente scomparso, ex membro dell’ETA, dichiaratamente laico e agnostico, inizia il racconto della sua esperienza di incontro con varie realtà legate al movimento di Comunione e Liberazione presente in Spagna.
Due cuori solitari che lavorano in un mattatoio di Budapest scoprono di fare lo stesso sogno ogni notte nel film «Corpo e anima» (Ungheria 2017) di Ildikò Enyedi.