Il destino di Aghavnì
Il destino di Aghavnì è un racconto di dolore, di resilienza, ma anche di pacificazione e di perdono, che Antonia Arslan ha appena pubblicato. La scrittrice padovana di origine armena – nota in tutto il mondo per La masseria delle allodole e gli altri romanzi tradotti in diversi Paesi, da poco insignita del Premio Comisso alla carriera – ritorna alla tematica a lei più cara: la storia della sua famiglia. Si lascia ispirare da una foto trovata nella casa di suo cugino Yervant, a Manchester, New Hampshire, Stati Uniti d’America. La fotografia ritrae tre ragazze armene, tre lontane parenti, Veron, Azniv e una terza misteriosa fanciulla di cui Antonia non conosceva l’esistenza: Aghavnì, «quella che scomparve, e non fu mai più vista» dice suo cugino.
Antonia si mette a inseguire il destino di questa donna, una «Colombella» dalla risatina gentile, la segue nei meandri dei «giorni calamitosi» del 1915, in cui l’Impero Ottomano era entrato in guerra e il grande male stava per abbattersi sul popolo armeno perseguitato da tempo. Aghavnì sparì con tutta la sua famiglia: il marito Alfred e i suoi due bambini Garò e Zabel. Semplicemente scomparsa fino a quando la scrittrice Arslan non si sente chiamata a tirarla fuori dall’oblio e a raccontarne la storia. Il racconto si chiude con un sorprendente presepe cristiano, allestito con coraggio e quella fede pura e semplice che porta ad affidarsi. Un presepe che decreta l’arrivo del Bambino anche nel posto più improbabile, il villaggio alto dei curdi sulla montagna.
Questo è un libro pieno di quella poesia che Antonia Arslan è capace di far fiorire anche quando racconta vicende tragiche, con una musicalità tutta sua. Un libro che si riallaccia ai precedenti, un fragilissimo e prezioso regalo di Natale.