L’albero

C'era una volta un albero felice che viveva nel bosco. Poi accadde qualcosa. Un giorno una ferita profonda gli fece fare un tonfo improvviso...
18 Dicembre 2022 | di

Lui si ricordava che, molto tempo prima, la sua casa era il bosco, o forse tutto era accaduto in un’altra vita. Ricordava le notti stellate e le nuvole che correvano in cielo. I giorni assolati e i lucenti raggi di sole tra le foglie. Conosceva la formica e l’aquila, l’orso e lo scoiattolo. Amava ascoltare il canto del fringuello e l’ululato del lupo. Era un albero felice. Poi accadde qualcosa. Un giorno una ferita profonda gli fece fare un tonfo improvviso. Non si sa chi o cosa fosse stato, ma capì che lo avevano abbattuto. Fu fatto a pezzi, poi triturato. Gettato in un mare bianco e bollente. Strizzato. Pressato. E alla fine trasformato. «Sono io ma non sono più io!» pensava l’albero. Si ritrovò avvolto in un vestito di plastica trasparente con una striscia blu. Era stato messo in un posto senza sole, ma inspiegabilmente pieno di luce e senza suoni, anche se, strano a dirsi, c’era molto chiasso. Ad un tratto una voce roca, più vicina e forte del rumore che rimbalzava intorno, chiese: «Abbiamo carta?». «Finita» rispose un’altra voce. «Ne prendo un pacchetto». Lo avevano afferrato e portato via, poi gli avevano tolto l’involucro di plastica trasparente con la striscia blu. Lo avevano messo in un posto luminoso e umido. Non era un bosco, ma almeno era colorato, e lì vicino c’era anche una cascata, ma l’acqua non c’era sempre.

I giorni successivi furono una vertigine: la testa gli girava da mattina a sera non si sa quante volte. Che fastidio! Finché un giorno non girò più. A quel punto l’albero che non era più albero esclamò: «Ora mi sento leggero!». Si mise in ascolto della vivace cascata che gli scorreva accanto, senza immaginare che quella sarebbe stata l’ultima volta che la sentiva. Infatti, poco dopo fu preso e deposto in un luogo scuro che pareva la notte più scura che avesse mai visto nel bosco. Più tardi qualcuno lo riprese e lo gettò insieme a tanti come lui. «Chi siete voi?» chiese. «Rotoli. Rotoli vuoti di carta da cucina» rispose uno. «Io sono un rotolo di carta da bagno» disse un altro. «Anche noi!» esclamarono in tanti. «Quindi anch’io…». «Sì anche tu!» risposero in coro. «Ero convinto di essere un albero» disse stranito. «O forse, lo sono stato!». «Comunque adesso sei un semplice rotolo vuoto di carta da bagno!» commentò un rotolo alto e snello. Era sicuramente un rotolo vuoto di carta forno. Un vero snob! «Ehi, amici! Che ci facciamo qui?» chiese l’albero. «Come? Non lo sai? Ci trasformano!» rispose lo snob.

Due piccole mani lo presero delicatamente. Fu piegato, ritagliato e, infine, dipinto di verde. Anche altri rotoli di carta da cucina e carta da bagno furono piegati, ritagliati e dipinti dei colori del bosco, poi deposti tutti su di un tavolo. E si fece sera. «Che cosa siamo diventati?» domandò ancora l’albero. «Alberi! Alberi di carta! E tu ora sei un olivo» esclamò uno dei rotoli, che ora era la perfetta riproduzione di un abete. Come un piccolo bosco, gli alberi di carta stavano appoggiati su una docile collina che declinava verso un prato, anch’esso dipinto, sul quale passeggiavano pecore e uomini di carta finemente pitturati. Lo snob, il più alto, esclamò: «Siamo in un posto davvero strano, guardate!». Tutti gli alberi guardarono oltre il prato: poco più in là c’era una capanna di carta e, al suo interno, videro un neonato di carta tra le braccia della sua mamma. Sul fondo uno spruzzo di stelle punteggiava il cielo dipinto di blu intenso. E l’albero sorrise, poi disse: «Sono di nuovo a casa»

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Data di aggiornamento: 18 Dicembre 2022
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