Il sentimento resiliente

Tutti crediamo di sapere che cosa sia l’amicizia, ma in realtà la conosciamo pochissimo. Viaggio intorno a un legame che resiste agli egoismi e alle semplificazioni. In compagnia del grande psichiatra Eugenio Borgna.
12 Dicembre 2022 | di

Si parla poco di amicizia, molto meno di quanto si dovrebbe, visto che è una delle esperienze fondamentali della vita. Ne era convinto Raffaele La Capria, scrittore e traduttore, scomparso lo scorso giugno, che all’amicizia ha dedicato bellissime pagine: «È difficile parlarne – diceva –, perché l’amicizia è un sentimento delicato ed esigente, che richiede affinità elettiva ed affetto, ed un’intesa di fondo forte come quella di due alpinisti legati ad una stessa corda». È difficile parlarne anche perché è un sentimento lontano dall’individualismo che sembra dominare i nostri giorni, un’esperienza che contraddice il primato dell’interesse economico e personale sui rapporti basati sulla gratuità a tutti i livelli. L’immagine dei due alpinisti legati alla stessa corda rende benissimo l’essenza dell’amicizia, il legame di due esseri in bilico sulla salita dell’esistenza eppure l’uno affidato all’altro, vicini eppure separati, uniti ma liberi, diversi eppure sullo stesso piano.

«Non c’è vera amicizia – afferma Eugenio Borgna, il decano degli psichiatri, che ci affianca in questo viaggio nell’amicizia anche dalla prospettiva del suo ultimo libro Sull’amicizia (Cortina Editore) – se non quando tra due persone nasca una relazione nutrita di ascolto, di comprensione, di accoglienza della gioia e del dolore». Nonostante la centralità che essa ha nella nostra vita, una ricerca del 2018 condotta su 1.200 persone attraverso metodologia WOA (Web Opinion Analysis), cioè monitorando i principali social network, forum, blog e community, ha rivelato che un italiano su tre tra i 18 e i 55 anni ritiene di non avere tempo per l’amicizia, come fosse una scelta tra le tante. Le ragioni dichiarate sono soprattutto tre: l’eccessiva mobilità legata al lavoro, un cambio nello stile di vita dovuto, per esempio, al matrimonio e alla nascita dei figli, ma anche i ritmi troppo frenetici della vita quotidiana. Secondo Borgna, non abbiamo tempo per l’amicizia perché siamo lontani dalla nostra vita interiore: «L’amicizia, anche, e soprattutto, nella età adulta, consente di recuperare il tempo del silenzio, e della riflessione, della gentilezza e della tenerezza, dell’ascolto del respiro dell’anima, che le giornate divorate dalla fretta non conoscono. Così come non conoscono il tempo della meditazione e dell’interiorità. Come ha scritto sant’Agostino, in interiore homine habitat veritas, “nell’interiorità dell’essere umano abita la verità”».

Altro che social!

Per fortuna lei, l’amicizia, a dispetto delle nostre distrazioni, è resiliente, è talmente radicata in noi, come fosse un gene, un desiderio che si perde nella notte dei tempi, che ci rende migliori nonostante tutto. Per Eugenio Borgna è uno dei baluardi di resistenza in un contesto sociale in continuo cambiamento, dove i valori sono in crisi e rischiamo di essere inghiottiti dall’egoismo e dall’indifferenza: «L’amicizia ha una dimensione sociale: ci unisce gli uni agli altri, è una lampada sempre accesa, che dà un senso non solo alla nostra vita, ma anche a quella degli altri». Una funzione, quella dell’amicizia, al contempo privata e sociale che ha radici nella filosofia antica. Aristotele nell’Etica Nicomachea affermava che «nessuno sceglierebbe di vivere senza amici, neppure se avesse tutti gli altri beni messi assieme» (VIII libro), in quanto l’amicizia è un’importate fonte di felicità, capace di ricondurre l’essere umano al bene. Un concetto ripreso nel cristianesimo, dove l’amicizia caratterizza il rapporto tra gli esseri umani e tra essi e Dio.

Un’esperienza, quindi, talmente radicata e presente nella storia umana da riaffiorare in ogni piega dell’esistenza, nonostante la ignoriamo a livello razionale. Nessuna meraviglia, allora, se la rappresentazione dell’amicizia sboccia ovunque nel nostro vissuto, ritorna nel nostro immaginario raccontata dal cinema, dalla letteratura, dai testi delle canzoni, in quanto l’arte restituisce il rimosso e dà voce ai nostri bisogni più profondi. Se da un lato la società riflette poco sull’amicizia, dall’altro abusa della parola «amicizia», svuotandola di significato; nel parlare comune l’amico è, per esempio, il conoscente che ha utili contatti e ti può raccomandare, ma è anche colui o colei con cui sei collegato tramite i social network, l’unico luogo in cui gli amici si contano a migliaia, come fossero punti su una pagella di gradevolezza sociale, trofei da sfoggiare. Ma, avverte Borgna, l’amicizia ha bisogno di un senso profondo e di ridar valore alle parole: «Non c’è amicizia se non quando tra persone amiche abbia a crearsi una comunione di vita che tenga conto del valore delle parole che si dicono, ma anche di quelle che non si dicono, del silenzio e della solitudine, che consentono di cogliere fino in fondo le nostre emozioni e quelle della persona, o delle persone, amiche». Nella vera amicizia non c’è solo un limite di qualità, ma anche di quantità. Da decenni la ricerca psicologica e sociale, soprattutto di derivazione anglosassone, ha cercato di misurare i limiti e le possibilità dell’amicizia.

Le migliaia di amici nei social sono fuori da ogni fisiologia dell’amicizia. Lo dimostra la teoria del numero di Dunbar, dal nome dell’antropologo e psicologo britannico Robin Dunbar, famoso per i suoi studi su questo fondamentale legame: tale teoria dimostra che una persona in media può gestire circa 150 amicizie, mentre gli amici più cari, quelli su cui si può davvero contare, sono al massimo 5. Gli amici intimi sono in assoluto i più rari, arrivano a essere appena 1 o 2 in tutta la vita, sempre se si abbia la fortuna di trovarli. C’è persino un limite per le persone che possiamo conoscere solo per nome: al massimo 1.500. Insomma, il nostro essere «social» ha limiti strutturali rilevanti anche agli occhi della scienza. L’hanno intuito i giovanissimi, quelli della generazione Z, che in un’indagine della piattaforma GoStudent hanno dichiarato di preferire di gran lunga la compagnia degli amici in carne e ossa a quelli dei social, relegando questi ultimi all’ottava posizione nelle loro preferenze, a dispetto di ogni previsione degli adulti. Un dato che fa il doppio con l’osservazione del grande psichiatra: «Sono convinto – afferma Borgna – che le giovani generazioni stiano resistendo alla crisi di valori. Anzi, l’amicizia tra giovani e anziani può essere un ponte che, nonostante il vertiginoso dilagare delle tecnologie, riunisce le generazioni, senza che ci siano i conflitti e le incomprensioni così frequenti in quelle adulte, in particolare. La lontananza delle età genera la vicinanza emozionale».

L’amicizia tuttavia è anche un’esperienza fragile. Richiede impegno ed è difficile da mantenere. Anche qui, per quanto strano possa sembrare, Dunbar ha identificato il tempo che ci vuole a costruire un’amicizia di un certo valore: 200 ore in pochi mesi, «è un lavoro», ammette l’antropologo. Conferma Eugenio Borgna: «L’amicizia è fragile e a questo le persone amiche dovrebbero dare molta attenzione: quella attenzione che Simone Weil, grande filosofa francese, diceva essere una grazia quando è indirizzata alle cose importanti, e dotate di senso, della vita. L’amicizia è anche sacrificio, riconciliazione, accettazione dei diversi punti di vista, rinuncia se serve». È un’operazione lenta e impegnativa che però ha indubbi benefici sulla salute psicofisica di ciascuno di noi.

Il vero elisir di lunga vita

Ancora una volta la scienza conferma ciò che noi intuiamo da sempre su questo legame essenziale, ma che continuiamo a ignorare: l’amicizia salva letteralmente la vita. Dunbar afferma che dopo la scelta di smettere di fumare, quella di investire sull’amicizia consente a noi e ai nostri figli di vivere meglio e più a lungo. Un recente studio, condotto dalla Michighan State University, (2021) ha provato a indagare se tali benefici interessassero tutte le culture o solo alcune, allargando la ricerca a 99 Stati e a oltre 323 mila partecipanti. Ebbene, con le dovute differenze, i benefici interessano tutti, indipendentemente da dove vivono. Non solo, i vantaggi sono particolarmente evidenti nelle culture più individualistiche, disuguali e vincolanti. «Le amicizie – afferma William Chopik, autore dello studio – sono una delle risorse inutilizzate a cui le persone possono attingere per perseguire una vita più felice e più sana. Non costano letteralmente nulla e hanno benefici indubbi per la salute e il benessere».

I benefici spesso vanno al di là di quello che possiamo immaginare: secondo gli scienziati, gli amici rafforzano le difese immunitarie, abbassano la mortalità, riducono lo stress, aumentano il grado di felicità, mitigano la solitudine, innalzano la stima di noi stessi, allontanano depressione, demenza e Alzheimer. Una fonte di vita inesauribile e alla portata di tutti, che non costa proprio nulla.Ma l’amicizia può essere anche un metodo di cura, anzi, la premessa della cura, come diceva Ludwig Binswanger, uno dei più grandi psichiatri del secolo scorso. Un concetto che Eugenio Borgna sente suo e che è stato uno dei punti cardine della sua lunga carriera di psichiatra accanto alle persone con malattie mentali, anche in tempi in cui i manicomi erano luoghi di abbandono e di dolore indicibile: «Non c’è cura migliore in psichiatria di quella che si svolga in un contesto di ascolto e di amicizia tra chi cura e chi è curato». Un concetto mille miglia lontano da quello del terapeuta distante e distaccato, una condivisione che ha ridato speranza a decine di pazienti. L’amicizia, quindi, non è solo una compagna di vita, una fonte di salute fisica e mentale, un modo per cercare la guarigione interiore, essa è quel sentimento profondo che ci porta a immergerci nei silenzi della nostra interiorità per riscoprire l’altro attraverso la coscienza della comune umanità. In fondo lo sappiamo da sempre, eppure lo dimentichiamo rischiando di sprecare una delle risorse più importanti della nostra vita.

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Data di aggiornamento: 16 Dicembre 2022

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01 Dicembre 2022 | di

1 comments

13 Dicembre 2022
Letto con interesse questo articolo molto profondo che parla dell'amicizia. Difficile trovare amicizie sincere, davvero 1 o 2 persone dall'infanzia in poi condividendo ricordi di vita. Si può anche passare anni solo con scritti ,prima del digitale, dopo ci si riavvicina, come è capitato a me, si vivono momenti assieme di viaggi, esperienze varie. Ora nel mio caso, la perdita per dipartita per me molto dolorosa dell'amica. Sui social non si può parlare dell'amicizia che intendo io. Serve comunque condividere pensieri e leggere ciò che altri pensano mantenendoci il più possibile civili.
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di Maria

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