Una questione da sempre aperta è quella della presenza del male nel mondo. Da dove proviene? Qual è la sua origine e quale la sua causa? E ancora: perché il dolore innocente? In sintesi, come l’autore, councelor filosofico e studioso di bioetica, già sostiene all’inizio del libro, il male non ha né ragione né finalità: questo però ci interroga seriamente sulla posizione di Dio rispetto al male. Se il male è presente e non è solo apparenza (di questo facciamo esperienza concreta nella nostra vita), perché Dio non interviene fermandolo?
Un aspetto centrale del pensiero e dell’esperienza di Nouwen è la comunità, un tema del quale il prete olandese ha trattato in molti articoli e conferenze, ma che soprattutto rappresenta una dimensione che ha potuto vivere concretamente da quando è entrato nella Comunità dell’Arca di Daybreak (fondata nel 1969 a Richmond Hill, nell’Ontario, in Canada).
Due teologi, uno musulmano e uno cattolico, si confrontano sul Documento sulla fratellanza umana, firmato ad Abu Dhabi da papa Francesco e da Ahmad al-Tayyeb, imam di al-Azhar, istituzione millenaria dell’islam sunnita. È una lettura plurale, segnata dal differente cammino di fede dei due autori, che consente uno sguardo più ampio sulla questione.
Si fa un gran parlare di sinodalità, talvolta, purtroppo, in modo poco chiaro o approssimativo. Questo volume di fra Ugo Sartorio, docente di teologia sistematica presso la Facoltà Teologica del Triveneto, sede di Padova, aiuta a fare chiarezza, grazie anche allo stile pulito ed essenziale che caratterizza la scrittura dell’autore e a uno sviluppo rigoroso dei temi affrontati.
Un libro certamente non per tutti, scritto da un filosofo e teologo domenicano francese, che è un’accoppiata di caratteristiche che non promette niente di scontato. Ma lo sforzo di lettura vale, almeno come provocazione per il nostro pensiero e le nostre supposte sicurezze religiose. Perché, cristiani si diventa o si è? Ma in realtà «non eravamo» ormai? Lo diceva già Tertulliano nel II secolo: «Cristiani non si nasce ma si diventa», lo scriveva Søren Kierkegaard nella prima metà del XIX secolo, autore molto citato in questo libro.