La drammatica vicenda di una giovane afghana, in attesa del visto di studio per l’Italia, e del fidanzato, bloccati dall’occupazione talebana di Kabul, il 15 agosto 2021. Pochi giorni per tentare di raggiungere l’aeroporto e fuggire, con l’aiuto remoto di un professore e dei carabinieri italiani sul campo, superando il distacco dalle famiglie che li vedono sposi poche ore prima di partire. Un invito a porre attenzione a una situazione che rischia di protrarsi a lungo nell’indifferenza generale.
La crisi economica determinata soprattutto dalle misure imposte dall’Occidente al governo dei talebani sta impedendo in Afghanistan l'accesso ai beni essenziali. Le prime vittime sono donne e bambini.
Una testimonianza esclusiva dal confine con la Bielorussia, dove i volontari polacchi soccorrono e accolgono i profughi fuggiti dal regime di Lukashenko.
«Quale mamma? Quale casa? Sembra che nelle mie vene circolino due sistemi venosi con due sangui». Ecco il dilemma di Gholam Najafi nell’autobiografia che prosegue e amplia il suo primo libro, Il mio Afghanistan, in cui aveva percorso la sua vicenda di ragazzo che scappa dal Paese d’origine e giunge in Italia, ormai diciottenne, dopo un viaggio drammatico ed estenuante, specialmente nei passaggi di frontiera.
Che fine hanno fatto gli afghani che lavoravano a stretto contatto con il contingente italiano nel Paese? C’è chi è scappato, ma c’è chi resiste. Prime tra tutti, le donne.