Nella società dell'iperconnessione stiamo diventando incapaci di ascoltare. Eppure proprio l’ascolto è la caratteristica che più di ogni altra dice la nostra umanità.
Oggi, si dice, è l’epoca della comunicazione: tutti comunichiamo di continuo anche, e forse soprattutto, attraverso i social network. Ma siamo proprio certi che ciò che facciamo sia davvero comunicare? O non si tratta, più semplicemente, di uno scambio di informazioni?
Senza il respiro del silenzio, la comunicazione rischia di diventare rumore e di capovolgersi nel suo contrario: insignificanza e solitudine o, peggio, isolamento. Senza contemplazione, l’azione sprofonda in attivismo e iperattività.
Se l'obiettivo è crescere bene i vostri figli, fissate poche e chiare regole. Non perdetevi in tante affannate spiegazioni, la concretezza vale più di mille parole!
C’è bisogno di un nuovo patto tra credenti, tra chi ha il ministero della conduzione di una comunità e chi dovrebbe esserne comunque corresponsabile e non mero utente di servizi religiosi.
Significa lasciarsi rigenerare da ciò che abbiamo fatto esistere, che ci rimette in movimento aprendo vie nuove e impreviste: prendersi una responsabilità, impegnarsi per qualcosa, accogliere qualcuno.