La scritta si nota da lontano, quando scendiamo lungo la Casilina. È posta in alto sull’edificio, ed è a lettere cubitali: «Figli di uno stesso Padre». Una frase, un annuncio che ti lascia con il fiato sospeso. È un pugno allo stomaco. Contro pregiudizi, paure e inevitabili chiusure.
Chi ha un minimo di dimestichezza con lo sport, soprattutto di squadra, lo sa: ottobre è un mese delicato, perché entrano nel vivo i campionati, si olia l’intesa coi compagni e gli schemi di gioco, si comincia a fare «sul serio» dopo la pausa estiva e il rodaggio di settembre.
Elementare e universale. Semplice e complesso. Contemporaneo e tradizionale. Unico e sacro. Dentro al cibo, e attorno alla tavola, ci sta il mondo. Con tutto il suo caleidoscopio di colori, sfaccettature, narrazioni. A qualsiasi latitudine accada. In qualsiasi posto ci si trovi.