Scelgo ancora te
Il titolo è diretto ed efficace, le storie tutte di prima mano, senza troppi fronzoli, nello stile della condivisione.
È un libro dal peso specifico importante, sostanzioso, controcorrente. Che evita di scadere nel banale. Le diverse crisi presentate dalle diverse famiglie, infatti, non sono semplici burrasche, ma vere e proprie tempeste, coi nomi che conosciamo: tradimenti, indifferenze, individualismi, umiliazioni, «fine dell’amore» e via dicendo. La lettura è consigliata a un pubblico di adulti, intendendo però non l’adulto anagrafico, bensì quello che abbia interesse alla vita e alle sue pieghe, con l’intenzione di prendersene cura.
Interessante la modalità scelta per presentare le storie di coppia: non è mai data la voce al «noi», ma sempre i fatti – dall’innamoramento al matrimonio, fino alla crisi e al suo superamento –, vengono narrati dall’uno e dall’altro partner, in alternanza.
Un ultimo appunto, che è poi a parere del recensore la chiave del libro. Perché queste famiglie accettano di «mettere in piazza» la loro storia? Perché hanno scoperto quanta parte può avere la decisione di uscire dall’isolamento a cui il dolore/crisi/difficoltà sembra condannare. Anche la condivisione stessa è terapeutica.
Così, con tutte quelle che hanno passato, si può arrivare ad affermare queste parole, come fa Matilde al termine del suo racconto: «L'impegno che mi sono assunta con il matrimonio non è né trappola né collante, ma una decisione totale e liberante. L'impegno per tutta la vita, la promessa fatta davanti a Dio è ciò che mi ha sostenuta nel momento della crisi. Nella disperazione ho sperimentato la forza del sacramento».