Testimoniare verità e bellezza della famiglia
Amoris laetitia parlando del compito che la Chiesa deve svolgere verso la famiglia, insiste sulla necessità di una «conversione pastorale», di una «conversione missionaria», di un annuncio cioè che non resti teorico e sganciato dalla realtà del vissuto familiare (cf AL 201).
Una via nella direzione di questa «conversione missionaria» è quella che AL indica alla Chiesa nel saper pensare e esporre delle buone ragioni, tali per cui chi ascolta l’annuncio possa accogliere e aderire al Vangelo della famiglia. Come già diceva l’apostolo Pietro ai cristiani delle prime comunità, in un contesto sociale e culturale veramente difficile, a volte di vera e propria persecuzione: «Siate sempre pronti a render conto della speranza che è in voi a tutti quelli che vi chiedono spiegazioni» (1Pt 3,15).
Per questo AL evidenzia che la Chiesa non si può fermare a una denuncia retorica dei mali attuali; né può imporre le proprie norme con la forza; né presentare un ideale teologico troppo alto; né insistere troppo sulle questioni dottrinali (cfr. AL 35-37), né avere un atteggiamento difensivo, per cui si sprecano le energie pastorali moltiplicando gli attacchi al mondo decadente, con poca capacità propositiva per indicare strade di felicità (cfr AL 38).
Insomma, per AL bisogna percorrere altre vie. Bisogna «far sperimentare che il Vangelo della famiglia è risposta alle attese più profonde della persona umana: alla sua dignità e alla realizzazione piena nella reciprocità, nella comunione e nella fecondità» (AL n. 33).
Da dove partire per far fare questa esperienza?
Ebbene premessa fondamentale, chiaramente espressa in tutto il testo di papa Francesco, è che la famiglia, «sotto attacco» da varie parti, appaia e si mostri concretamente da chi la vive come uno stato di vita benedetto. La famiglia è una benedizione e il Papa pone enfasi su ciò, citando e commentando il Salmo 128. Qui tutto parla di benedizione: la casa, il lavoro, gli sposi, i genitori, i figli, le generazioni, la tradizione religiosa (Cf AL n. 8).
«Beato chi teme il Signore e cammina nelle sue vie. Della fatica delle tue mani ti nutrirai, sarai felice e avrai ogni bene. La tua sposa come vite feconda nell’intimità della tua casa; i tuoi figli come virgulti d’ulivo intorno alla tua mensa. Ecco com’è benedetto l’uomo che teme il Signore. Ti benedica il Signore da Sion. Possa tu vedere il bene di Gerusalemme tutti i giorni della tua vita!Possa tu vedere i figli dei tuoi figli! Pace su Israele!» (Sal 128,1-6).
«Il bene della famiglia è decisivo per il futuro del mondo e della Chiesa» (AL n. 31). Ora la famiglia va benedetta perché è bella e buona agli occhi di Dio (cfr Gen 1-2). Ma se è così, siamo memori della parola di Paolo VI: «L'uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni» (Evangelii nuntiandi, n. 41).
Ne viene che, seguendo questo famoso passaggio dell’Esortazione apostolica di Paolo VI, la bellezza della famiglia va annunciata e testimoniata attraverso il magistero concreto dei coniugi. Va annunciato cioè con le parole e con la vita, nel quotidiano delle vicende domestiche, la bellezza di un amore che in famiglia, pur con tutti i suoi limiti, sa accogliere la vita, perdonare, prendersi cura del più debole e attraversare le varie stagioni della vita, in fedeltà alla promessa d’amore sancita con il matrimonio. Una testimonianza che non è semplice coerenza, bensì, piuttosto, rimando al «mistero di Dio» al suo Amore ricevuto nella grazia del Sacramento del matrimonio. Il «testimone», infatti, non indica se stesso, bensì attesta l’evento che «ha visto» e di cui è stato «reso partecipe» per grazia.
Ciò che conta e afferma da sé la verità e la bellezza della famiglia, spesso senza parole, è dunque la testimonianza degli sposi. E il Papa afferma che «la bellezza – “l’alto valore” dell’altro che non coincide con le sue attrattive fisiche o psicologiche – ci permette di gustare la sacralità della sua persona senza l’imperiosa necessità di possederla. Nella società dei consumi si impoverisce il senso estetico e così si spegne la gioia. Tutto esiste per essere comprato, posseduto e consumato; anche le persone. La tenerezza, invece, è una manifestazione di questo amore che si libera dal desiderio egoistico di possesso egoistico» (AL 127).
Il tema della testimonianza della verità e bellezza della famiglia torna a più riprese in Amoris laetitia. I padri sinodali nella relazione finale del Sinodo avevano scritto che «l’identità cristiana ed ecclesiale ricevuta nel Battesimo fiorisce nella bellezza della vita familiare» (Relatio Synodi 2015, n. 7). Ora in AL il Papa sottolinea che la famiglia di Nazareth ci ricorda «cos’è la famiglia, cos’è la comunione di amore, la sua bellezza austera e semplice, il suo carattere sacro e inviolabile» (AL 66, si cita Paolo VI, Discorso tenuto a Nazareth, 5 gennaio 1964). Poichè «occorre partire dall’ascolto delle persone e dar ragione della bellezza e della verità di una apertura incondizionata alla vita come ciò di cui l’amore umano ha bisogno per essere vissuto in pienezza» (n. 62). Inoltre che «con intima gioia e profonda consolazione, la Chiesa guarda alle famiglie che sono fedeli agli insegnamenti del Vangelo, ringraziandole e incoraggiandole per la testimonianza che offrono. Grazie ad esse è resa credibile la bellezza del matrimonio indissolubile e fedele per sempre» (AL n. 86).
Guardandosi attorno pare serpeggiare nella Chiesa e nella società una certa sfiducia nei confronti del matrimonio e della famiglia. Questo in particolare se si guarda al mondo dei giovani, che sono insicuri sulle loro scelte e incerti se prendere decisioni definitive. Vedono poco attraente il matrimonio e si sposano sempre meno, preferendo la convivenza. Inoltre i matrimoni non durano e si allarga la piaga del divorzio. C’è poca propensione alla generazione ecc.
Il fatto è che i giovani «solo toccando un pezzo di bellezza possono desiderarla» (Alessandro D’Avenia).
«Con la testimonianza, e anche con la parola, – scrive dunque il Papa – le famiglie parlano di Gesù agli altri, trasmettono la fede, risvegliano il desiderio di Dio, e mostrano la bellezza del Vangelo e dello stile di vita che ci propone. Così i coniugi cristiani dipingono il grigio dello spazio pubblico riempiendolo con i colori della fraternità, della sensibilità sociale, della difesa delle persone fragili, della fede luminosa, della speranza attiva. La loro fecondità si allarga e si traduce in mille modi di rendere presente l’amore di Dio nella società» (AL n.184).
«L’amore vissuto nelle famiglie è una forza permanente per la vita della Chiesa. “Il fine unitivo del matrimonio è un costante richiamo al crescere e all’approfondirsi di questo amore. Nella loro unione di amore gli sposi sperimentano la bellezza della paternità e della maternità; condividono i progetti e le fatiche, i desideri e le preoccupazioni; imparano la cura reciproca e il perdono vicendevole. In questo amore celebrano i loro momenti felici e si sostengono nei passaggi difficili della loro storia di vita […] La bellezza del dono reciproco e gratuito, la gioia per la vita che nasce e la cura amorevole di tutti i membri, dai piccoli agli anziani, sono alcuni dei frutti che rendono unica e insostituibile la risposta alla vocazione della famiglia”, [Relatio Synodi 2015, 49-50] tanto per la Chiesa quanto per l’intera società» (AL n. 88). «Di fatto, “le madri sono l’antidoto più forte al dilagare dell’individualismo egoistico. […] Sono esse a testimoniare la bellezza della vita”» (Francesco, Catechesi 2.1.2015) (AL n. 174).
Per questo, nella preghiera con cui si chiude Amoris laetitia, il Papa prega così:
Santa Famiglia di Nazaret, fa’ che tutti ci rendiamo consapevoli del carattere sacro e inviolabile della famiglia, della sua bellezza nel progetto di Dio. Amen.