In dialogo con Gherardo Colombo, magistrato e autore del recentissimo pamphlet «Anticostituzione. Come abbiamo riscritto (in peggio) i principi della nostra società» (Garzanti).
Da qualche settimana è giunta in libreria (pubblicata dalle Edizioni Dehoniane, EDB) una Lettera alla Costituzione firmata dal presidente della Cei, cardinale Matteo Zuppi. Nel volume anche l’ultima lezione di Valerio Onida – costituzionalista di chiara fama ed ex presidente della Corte costituzionale, deceduto pochi mesi fa – tenuta nell’aprile del 2021 all’Università di Bologna, cui aveva preso parte anche lo stesso cardinale Zuppi, e una postfazione di un altro insigne giurista, Pierluigi Consorti.
In occasione del 160° anniversario dell’Unità d’Italia, l’Università di Pisa ha progettato per gli studenti e i docenti un’applicazione dedicata alla Costituzione italiana. La sua particolarità è quella di permettere ai partecipanti di giocare con i numeri, le parole chiave e i dati contenuti nella nostra Costituzione, imparando le basi dell’educazione civica.
Ho capito nuovamente che ogni giovane è figlio di tutti, non solo dei suoi genitori. Ogni bambino che nasce è abitante della terra, e quindi è mio prossimo. Su questa legge naturale e cristiana abbiamo fondato l’Europa. Sull’esempio di Abramo e Sara.
La situazione dei detenuti nelle carceri indica il livello di civiltà di un popolo. Per questo, dinanzi ai numeri dei suicidi che ogni anno avvengono in prigione, dovremmo sentirci tutti umiliati.
Siamo ormai da tempo una società multietnica. Che senso ha fingere di non saperlo e vincolare il diritto di essere considerati italiani alla conoscenza delle nostre leggi?