Ciclicamente siamo contagiati da mode filosofico-religiose che arrivano dall’Oriente e che, forse solo perché esotiche o «nuove», ci sembrano ogni volta più adatte a noi di quanto non lo siano le nostre. Se non altro, e questo è un punto a loro favore, sembrano tenere meglio assieme la dimensione spirituale e quella corporea. Così ci sarà già capitato di incappare nella mindfulness, anche nel nostro ambiente di lavoro.
L’autore, sacerdote nato a Praga nel 1948, esponente della Chiesa sotterranea, con l’episodio evangelico di Zaccheo intende parlare al credente e non. A quei «cercatori» in viaggio, che si lasciano attirare dalle domande. Invitando tutti a fermarsi sulla soglia del mistero, sfidando l’apparente silenzio di Dio ma anche la routine di una fede poco entusiasta: occorre aver pazienza con Dio, che ci viene incontro nell’attesa, perché lui per primo è paziente con noi.
Due premesse. La prima. Molti di noi se lo ricordano semplicemente come don Tonino: un «uomo di Dio» che ha lasciato un segno profondo nella nostra fede e spiritualità, con la sua testimonianza di vita e con i suoi scritti, vescovo di Molfetta (BA), dove è morto nel 1993.