Oggi dovremmo prendere la parte ancora viva del cristianesimo e inculturarlo nel nostro tempo post-cristiano, che non capisce più i linguaggi della fede, ma che li capirebbe con una adeguata operazione culturale e narrativa.
Oggi è più che mai urgente re-inventare la vita adulta, schiacciata da una gioventù e una vecchiaia artificialmente sempre più lunghe. Finché non si lavora davvero non si è pienamente adulti.
La distanza tra i governanti e i poveri è un grande problema della democrazia. Senza una nuova competenza della politica e dei politici la distanza tra la vita e il palazzo è destinata a crescere.
Oggi la terra è piena di samaritani e donne siro-fenicie che ci attendono ai crocicchi della strade per spiegarci il Vangelo che loro non conoscono ancora: quando ci chineremo per ascoltarli?
Non è più il tempo di nascondersi dietro «le leggi del mercato», perché il mercato siamo noi: il mercato sono le nostre scelte, è la foto dei nostri valori, della nostra dignità, del nostro onore.