Cosa può fare una scrittrice davanti a un dramma più grande di ogni parola? Per Evelina Santangelo la risposta è non smettere di raccontare. Non a caso il suo ultimo romanzo parla di migrazione e morte, ma anche di speranza.
È brutta ed è bellissima Chiatona, stretta tra l’Ilva, il degrado, il mare Jonio, la pineta e la Magna Grecia. Ed è un luogo di teatro, che a inizio agosto coinvolge tutta la cittadina.
Vedendo di non poter condurre a compimento nulla di quanto si era proposto, per recuperare almeno la salute del corpo, Antonio fu costretto a tornare verso la terra nativa. Durante la navigazione, però...
Dovevo venire fino in Centroamerica, in una città-parola per ricordarmi del Colombre. Ho anche creduto che fosse un nome spagnolo, una storia latinoamericana. Avevo dimenticato, o, forse, non avevo mai saputo.
So della fatica di chi vive di pesca, so dell’allarme lanciato dai biologi marini. Amo il mare e i suoi abitanti. Per questo ho scelto una foto senza trucchi.
Una nave che parte. Desiderio di correre, saltare, prendere il viaggio al volo. Il Molo Audace di Trieste come trampolino per andare. L’estate sfiora l’autunno e ho pensato che era tempo di partenze. Per questo sono tornato nell’unica città del Sud che sta a Nord.