L’altro, il diverso da noi ci spaventa. Eppure la nostra vita è tessuta di relazioni: nessuno di noi è felice da solo. Perché il volto e lo sguardo dell’altro hanno il potere di umanizzarci pienamente, spezzando il giogo dell’isolamento e dell’anonimato.
Sembrava una protesta per la morte di Mahsa Amini, uccisa per non aver indossato correttamente l’hijab. È diventata una rivolta che da cinque mesi infiamma l’Iran. Cosa ha portato le iraniane a diventare il perno di una possibile svolta per il Paese?
Oggi dovremmo prendere la parte ancora viva del cristianesimo e inculturarlo nel nostro tempo post-cristiano, che non capisce più i linguaggi della fede, ma che li capirebbe con una adeguata operazione culturale e narrativa.
«Nella canna, che è agitata dal vento, che è bella all’esterno ma vuota dentro, e il cui frutto è solo la lanugine, è raffigurato l’avaro, che è sbattuto qua e là dal vento della cupidigia» (Sermone III di Quaresima, 18).
La comunità è uno dei semi di pace da cui dobbiamo ripartire, per riscoprire la bellezza del camminare insieme con un cuore grato, accogliente e aperto alla speranza. Ma senza fare della comunità stessa un assoluto.