Quando la violenza arriva tremenda, la proporzione della risposta blocca la faida dell’odio. E diventa misura di un’umanità che cerca di non commettere ingiustizia.
Cosa distingue un discorso di odio da un’espressione di dissenso? Il primo ha per bersaglio l’esistenza di una persona o di una categoria. Il dissenso si rivolge a parole e azioni messe in essere da chicchessia contro i diritti di qualcun altro.
Che cosa è l’odio? È «una forma di estrema arroganza, di eccezionale presunzione, che fa sì che noi, il nostro modo di pensare, il colore della nostra pelle, la nostra cultura, la nostra religione siano considerati il centro dell’universo, l’unica forma legittima di esistenza. Non accettiamo di esserne parte. Incoscienti e presuntuosi, pensiamo di essere il tutto». In sintesi «il rifiuto dell’altro da noi». In Odiare l’odio (Rizzoli) Walter Veltroni non si limita a descrivere quel che sembra spirito dominante del tempo.
Nella Giornata della memoria e dell'accoglienza (3 ottobre) istituita nel 2016 per ricordare le vittime dell'immigrazione, il direttore fra Fabio Scarsato risponde ai dubbi di una lettrice sul tema.