C’è bisogno di un nuovo patto tra credenti, tra chi ha il ministero della conduzione di una comunità e chi dovrebbe esserne comunque corresponsabile e non mero utente di servizi religiosi.
La parola «festival» è diventata come il prezzemolo, da piazzare dappertutto a torto o a ragione, ma in definitiva sembra presto per stancarsi del fenomeno dei festival (quelli fatti bene) o per pensare di rottamarli.
Come è possibile che proprio io, che mi comporto tutto sommato bene, di certo meglio di altri, sia incappato nella depressione? Che cosa può la fede in caso di sofferenza psichica?
Una lettrice confida la drammatica esperienza della perdita di un figlio. E l'impossibilità di immaginare ora un futuro degno di questo nome per sé e la propria famiglia.
Magari ci fossero più e migliori specialisti dell’ascolto, dell’assistenza, del sociale! Ma ciò che auspico è il ritorno alla responsabilità dei «non specialisti». Se poi portiamo tutto ciò sul piano cristiano, siamo fritti…