Al di là del «pelo dell’acqua»

«Luca», il cartone animato della Pixar uscito lo scorso giugno, è un capolavoro di inclusione e di quel pensiero libero capace di combattere la discriminazione.
14 Ottobre 2021 | di

Se mi chiedessero qual è il cartone animato più popolare degli ultimi tempi in cui ho riscontrato più riferimenti sociali e culturali, risponderei: Luca, l’ultimo capolavoro della casa di produzione Pixar, uscito lo scorso 18 Giugno. Converrete con me che, sin dalle prime note del successo di Edoardo Bennato Il gatto e la volpe, che accompagna il lungometraggio, è chiaro il rimando alla fiaba Pinocchio. E sebbene nel film sia evidente un notevole cambio di rotta rispetto al racconto di Collodi, la storia di Luca può essere considerata una vera e propria ode all’amicizia fra tre coetanei, in quella fase della vita chiamata pre-adolescenza, nella quale tutte e tutti certamente abbiamo dovuto fare i conti con noi stessi.

Ma facendo un passo indietro, vi racconterei brevemente del piccolo protagonista del cartone e del legame tra i due contesti cui egli appartiene. Da un lato, infatti, c’è il mondo marino, che è un porto sicuro perché luogo d’origine e degli affetti familiari; dall’altro, il mondo umano che è sconosciuto e un po’ fa paura. Luca, infatti, è un «mostro marino» che vive nelle profondità del Mar Ligure, a ridosso delle Cinque Terre. È vivace e assai curioso, con un forte spirito avventuriero che viene inizialmente frenato dall’iperprotettività dei genitori, terrorizzati dal fatto che un giorno il loro figlioletto possa scoprire che cosa si cela al di là del confine tra mare e terra. Come non pensare subito, dunque, al rapporto tra caregiver e persone con disabilità o alla tanto sentita questione del «Dopo di noi»? Inoltre, ciò che accomuna un qualsiasi giovane con disabilità a Luca è proprio il piacere della scoperta, la consapevolezza che l’autodeterminazione è possibile. Oltrepassando il «pelo d’acqua», la piccola creatura di mare comprenderà, infatti, che è capace di trasformarsi in un essere umano. E poi, soprattutto, il consolidarsi dell’amicizia con Alberto – anche lui piccolo mostro marino che vive da solo in un’isola – porterà i due a farsi strada tra gli umani.

È così che, ancora una volta, la Disney Pixar fa centro. Perché, a proposito di richiami ad altre fiabe – e non solo –, in Luca la centralità del tema della diversità in tutte le sue sfaccettature è evidente. Basti pensare al pregiudizio contro cui i due ragazzini devono lottare non appena si scoprirà che non sono «come tutti», ma anche alla capacità della piccola Giulia, loro fedele amica, di andare «oltre». Sarà proprio lei che farà scoprire a Luca le risorse del nuovo mondo: la scuola, l’importanza della conoscenza. E sarà anche il padre di Giulia, il pescatore Massimo Marcovaldo – che afferma davanti a tutti: «Loro non sono mostri, sono Luca e Alberto!» –, a farsi rivelatore di un’inversione di tendenza, di un cambiamento culturale promotore di una diversità dai connotati positivi. Una diversità che è valore aggiunto e mette in primo piano la persona, a prescindere dalla sua condizione. Così, se da un lato le due creature di mare rappresentano tutte le categorie oggi marginalizzate, Giulia e suo padre sono coloro che, pur avendo un privilegio nella società in cui vivono, si battono per i diritti di chi viene discriminato. Ditemi: quanti di voi sono mai andati oltre quel «pelo d’acqua?». Scrivete a claudio@accaparlante.it o sulle mie pagine Facebook e Instagram.

 

Prova la versione digitale del «Messaggero di sant'Antonio»! 

Data di aggiornamento: 14 Ottobre 2021
Lascia un commento che verrà pubblicato