Antonio 20-22, un cammino di popolo

Tre milioni di passi sono quelli necessari per attraversare l’Italia sulle orme di sant’Antonio. Un gruppo di pellegrini li ha ripercorsi tutti. Il 30 giugno scorso la partenza siciliana, il 9 ottobre l’arrivo nella città del Santo.
02 Dicembre 2022 | di

Che festa, domenica 9 ottobre! Già alla partenza dal Duomo vecchio di Monselice siamo quasi in 200 «magliette arancioni», e poi, lungo i 22 chilometri a piedi diretti a Padova, le presenze raddoppiano, mentre in Basilica – dicono i frati, che il colpo d’occhio della chiesa piena lo conoscono bene – sfioriamo il migliaio di fedeli. Un popolo, ma comunque una rappresentanza, perché tanti di più avrebbero desiderato essere presenti, e a loro modo ci sono con messaggi, preghiere a distanza, o assistendo alla diretta video in televisione (quattro ore di diretta!) e sui social media antoniani. Noi intanto abbiamo negli zaini le circa 7 mila preghiere che altrettante persone ci hanno consegnato affinché le portassimo all’Arca del Santo, al nostro arrivo… Le attese per questa domenica di arrivo sono grandi e, come spesso avviene, si realizzano in maniera diversa da come le si poteva aver immaginate.

Il clima di festa è palpabile: l’emozione, i sorrisi, gli abbracci, la soddisfazione, il riconoscersi sotto un altro cielo dopo essersi visti in Sicilia, in Calabria, in Basilicata e su e su per l’Italia, oppure dopo aver condiviso il pellegrinaggio seguendolo giorno dopo giorno sui mezzi di comunicazione... È un popolo in cammino che dimostra nella concretezza, finalmente fuori di metafora, quanto fecondo sia vivere il sinodo, ovvero camminare insieme sulla stessa strada dietro a Gesù, peccatori e santi insieme, segno di una Chiesa vivace, feconda, colma di speranza. In questa dinamica virtuosa, il tornare a incontrarsi ancora è stata una tensione di tutta l’estate: chi ha gustato la bellezza di questo speciale cammino insieme ha fatto i salti mortali pur di riapprezzare lo stile di fraternità, pur di farne ancora una volta parte, pur di benedire e ricevere benedizione ancora, e ancora. E le storie, in proposito, potrebbero essere tante. Tante prese nel mucchio, ma solo se sommate l’una all’altra, perché poi l’incontro resta personale. Con se stessi, con l’altro, con Antonio, con Dio.

Tre milioni di passi

Anche per i passi è così. A metterli in fila, tre milioni di passi sono tanti. Esaltano e scoraggiano. Ma sempre dal primo si comincia, e si ricomincia, giorno dopo giorno, un passo alla volta, sveglia all’alba o anche a precederla, per sfuggire alle ore più calde, e via per strada, con compagni di viaggio sempre nuovi, nuovi paesaggi, nuova Parola di Dio a segnare l’andare, nuove sfide da cogliere, persone da accogliere, ascolti da attivare, preghiere da trasmettere, annuncio di speranza da proporre…Tre milioni di passi sono quelli necessari per attraversare l’Italia sulle orme di sant’Antonio, per raggiungere la sua Basilica di Padova provenendo da Nord, da Gemona del Friuli, e da Sud, da Capo Milazzo, dove frate Antonio avventurosamente approdò, otto secoli or sono. Il 30 giugno la partenza siciliana, il 9 ottobre l’arrivo nella città del Santo, mentre le undici tappe del Nord erano state percorse a fine 2021, sempre nel contesto del progetto «Antonio 20-22» che raggruppa questo formidabile terzetto di ottocentenari antoniani, comprendente la vocazione francescana di Antonio (1220), il suo arrivo in Italia e l’incontro con san Francesco (1221), la predica di Forlì (1222), dove per la prima volta si svelò per quel grande messaggero della Buona Notizia che ancora oggi ammiriamo.

Il calendario dell’estate di cammino proprio dalla ricorrenza del 2022 era dettato: per arrivare a Montepaolo e a Forlì il 24 e 25 settembre – nei giorni esatti della famosa predica di otto secoli fa – era necessario fissare settantotto tappe da giugno in avanti, dalla Sicilia in su, e aggiungerne poi altre quattordici avendo come meta Padova. Novantadue in totale, novantadue paesi, borghi e città sede di tappa che solo a elencare i nomi non basterebbe metà articolo! Eppure lo meriterebbero le novantadue comunità cristiane, per esprimere a ciascuna la gratitudine per l’accoglienza che noi camminatori pellegrini abbiamo ricevuto.

Accoglienza, parola chiave

«Accoglienza» è una delle parole chiave. Accolti sono stati i pellegrini che si sono alternati nel corso dei giorni, accolta è stata la reliquia di sant’Antonio – una falange della mano –, presenza costante custodita in uno speciale zaino porta reliquiario itinerante. A «dare gambe» a frate Antonio, portando sulle spalle il prezioso fardello del frammento del suo corpo, si sono alternati lungo la via tanti suoi confratelli conventuali, perlopiù provenienti dalla Provincia patavina, e altri francescani (frati, suore, laici dell’Ofs), oltre a qualche sacerdote diocesano. A completare il nucleo fisso della staffetta, alcuni «esperti» e semplici pellegrini a rotazione – e anche qui sarebbero tanti da ricordare con gratitudine – più alcuni in pianta stabile, come è il caso di Jorge Leitao e Giannino Scanferla che, insieme con chi scrive, sono stati presenti con continuità.

La fraternità vissuta insieme a tante persone è stata Provvidenza, di cui abbiamo fatto esperienza concretissima. È intervenuta in alcuni casi in maniera lineare, piccola: l’offerta di un caffè, di acqua, di un frutto, una condivisione inattesa al momento giusto, una parola, uno sguardo, un paesaggio, un riparo per la pioggia… In altri casi, con «incastri» e condizioni memorabili: lo sblocco improvviso di situazioni logistiche complicate, il meteo così clemente (una sola giornata intera di pioggia in tre mesi e oltre), l’aggregarsi non calcolato di un pellegrino o di una pellegrina che risolve tensioni relazionali o problemi di tracciato o logistici, la consolazione di giornate di maggior ritiro dopo altre di maggior dispendio in relazioni e incontri, lo stupore per gesti di accoglienza liturgici inattesi, l’intensità di alcune condivisioni cuore a cuore nate camminando o a margine di una liturgia… E non si parli di «fortuna»: dietro un’iniziativa del genere c’è molto lavoro, energie spese, volontà, decisione, presenza, prudenza, pazienza… poi la Provvidenza interviene da par suo, alla grande.

Quelli della via

Al termine, il 9 ottobre, ancora una volta la Parola proposta dalla Chiesa sembra scelta appositamente per noi pellegrini. Quante volte queste coincidenze ci hanno toccato! Tanto da chiamarle «Dioincidenze», per la loro luminosità. Il Vangelo del giorno è il brano dei dieci lebbrosi risanati (Lc 17,11-19), uno solo dei quali torna a «rendere gloria a Dio». «Egli aveva colto l’intenzione segreta del dono ricevuto, l’appello al suo cuore da parte di Dio – ha commentato il cardinale Mauro Gambetti nell’omelia –. E così ha potuto vedere l’opera di Dio, la sua gloria, la sua essenza: l’amore che fa vivere. A che cosa serve la fede se non apre a questo incontro? […]

Nel libro degli Atti degli Apostoli i cristiani siano chiamati “quelli della via”, perché il cuore della vita cristiana è proprio attraversare luoghi e tempi, attraversare ogni strada e ogni prova possibile restando sulla via di Cristo. Antonio ce lo insegna. E noi siamo qui perché come Antonio e con Antonio vogliamo stare sulla via del Vangelo. […] Noi, che siamo “quelli della via”, come Paolo, come Antonio… apriamo il cuore alla gratitudine per quello che Dio è e fa nella nostra vita e scegliamo di stare sempre con Lui perché tutti quelli che incontriamo sul cammino possano vivere anche grazie al dono di noi stessi». Sì, i tre milioni di passi ci hanno provocato, spinto ad abbassare le ragioni dell’ego e a misurarci con la lode e la gratitudine. Per dire «grazie» abbiamo dovuto uscire da noi stessi, riconoscerci in relazione. È una conclusione, ma anche un programma di vita per «quelli della via». Un passo alla volta, in compagnia dei santi, abbiamo più voglia di prima di camminare.

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Data di aggiornamento: 04 Dicembre 2022
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