Black Lions, il ruggito dei «leoni»
Aveva 28 anni ed era un ragazzo come tanti, Sauro Corò di Mestre, quando, il primo giugno 2002, un sabato sera, fu coinvolto in un incidente stradale causato da un colpo di sonno di chi era alla guida dell’auto su cui viaggiava. A causa di una lesione midollare, da allora è in sedia a rotelle.
«Quel giorno per me è iniziata una nuova vita», racconta riavvolgendo il nastro della memoria. Tornato a casa dopo un ricovero lungo nove mesi, prima all’Umberto I, a Mestre, poi all’Unità spinale dell’ospedale San Bortolo di Vicenza, Corò va a fare fisioterapia alla Uildm (Unione italiana per la lotta alla distrofia muscolare), dove conosce Andrea Piccillo che un giorno gli fa una proposta: «Perché non creiamo una squadra di hockey su carrozzina elettrica? Ci sono tanti ragazzi che potremmo coinvolgere, sono certo che sarebbe una bella iniziativa!». Detto, fatto.
Per concretizzare il progetto – lo sport si chiama Powerchair hockey – i due si rivolgono alla Polisportiva Terraglio, sempre di Mestre, da decenni punto di riferimento per la riabilitazione dei disabili. E così, nel 2011, nascono i Black Lions Venezia, che riprendono la precedente esperienza dei Green Lions, durata per qualche tempo. Il presidente della Polisportiva, Davide Giorgi, ne assume la presidenza, Piccillo diventa team manager, Massimo Lazzarini e Caterina Bastasin dirigenti.
Nel giro di qualche mese le adesioni sono così tante che la formazione viene sdoppiata: da una parte gli under 21, dall’altra i senior; con la prima che in seguito viene «ceduta» ai Treviso Bulls, dell’omonimo capoluogo di provincia veneto, allargando in questo modo il bacino dell’operazione, mentre la seconda cresce e si consolida raggiungendo importanti risultati sportivi.
Dapprima conquista la serie A1, quindi, vittoria dopo vittoria, con una lunga imbattibilità, arriva a conquistare lo scudetto per tre anni consecutivi − 2017, 2018, 2019 −, aggiungendo nel 2019 anche il trionfo in Supercoppa italiana. La squadra è tuttora detentrice del titolo, essendo stato il campionato sospeso a causa dell’emergenza covid-19.
«Ma la vittoria più bella – afferma Corò, oggi allenatore/giocatore – è aver tirato fuori di casa tanti ragazzi che, a causa di una lesione o di una malattia degenerativa, come la distrofia muscolare o la sclerosi multipla, sono in sedia a rotelle. Pativano il loro problema, ma soprattutto un grande senso di solitudine». I «leoni» diventano un gruppo affiatatissimo, mettendo insieme persone di varia provenienza e di età diverse. C’è anche qualche bambino. La divisa e l’«urlo di battaglia» diventano il segno distintivo dei ragazzi che, in campo, si dividono tra chi tiene in mano la mazza per tirare la pallina di plastica che corre veloce sul parquet, e chi, invece, interagisce con l’ausilio dello stick, la barra installata sulla carrozzina, sotto i piedi.
Quattro atleti vengono convocati in Nazionale, squadra che diventa campione del mondo di disciplina: Ion Jignea, che mette anche i gradi di capitano azzurro oltre a quelli di capitano della squadra, Alessandro Franzò, Patrick Granzotto e Simone Ranzato. Gli altri giocatori della rosa sono: Emanuele Cibin, Matteo Damian, Ilaria Di Ruzza, Manuel Giugie, Matteo Pagano, Timur Piatengo, Abel Zahirovic, Gabriele Zoggia. Per disputare il campionato, l’impegno non è da poco.
«Si gioca con la carrozzina elettrica che costa intorno ai 15 mila euro. Ne abbiamo una dozzina in dotazione», prosegue Corò. Senza contributi pubblici, le spese, anche quelle per le partite fuori casa, vengono sostenute di tasca propria dalla squadra e grazie ai contributi dei supporter: dall’azienda Butyrose di Maurizio Lorenzon, di Noale, senza la quale l’avventura non sarebbe neanche nata, allo studio legale 3A, attuale main sponsor.
Negli anni alcune carrozzine sono state donate dalla fondazione Marzotto, dal Comune di Venezia e da altri benefattori. Anche l’Ulss 3 Serenissima ha sempre dimostrato attenzione. Da poco sono usciti dei bandi di finanziamento legati all’inserimento di altri giocatori, come Matteo Bonatto e Giammario Vomiero, pronti a entrare nella compagine.
«Le trasferte costano molto, circa 5 mila euro l’una, tra trasporto e pernottamento. Non possiamo muoverci in comitiva in treno o in aereo, perché i posti sui mezzi sono limitati, perciò ci muoviamo con i pulmini attrezzati, anche prendendoli a noleggio se serve», aggiunge Corò. Questi viaggi sono importanti, perché cementano molto lo spirito di gruppo, perciò, oltre a essi e alle varie partite, ci sono anche momenti di svago e di convivialità come, ad esempio, la festa del Redentore a Venezia, la visita all’Acquario di Genova e alla Valle dei Templi di Agrigento, solo per citare alcune delle tante gite organizzate.
«Poco per volta siamo diventati amici e ora condividiamo anche il tempo libero. È nata pure una bella storia d’amore tra Ion e Ilaria, che si sono conosciuti durante un match disputato a Roma e da allora sono fidanzati», spiega Corò, sottolineando il valore aggiunto dei Black Lions: «Questa esperienza dimostra la straordinaria forza inclusiva e riabilitativa dello sport. Giocare, socializzare, avere l’opportunità di costruire dei legami, ha dato a molti di noi la voglia di ripartire nonostante le avversità con cui abbiamo dovuto e ancora dobbiamo fare i conti tutti i giorni. Giocare a hockey in carrozzina fa davvero molto bene, molto di più dei soli cicli di fisioterapia che dobbiamo comunque effettuare. E poi costa meno».
I «leoni» diventano ben presto portabandiera del Progetto «3S» – sportivo, sanitario, sociale – della Polisportiva Terraglio presentato al Festival nazionale dell’Economia civile di Firenze da dove, poi, è scaturito l’invito a palazzo Chigi, due anni fa, da parte dell’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
«È stata una visita molto emozionante per tutti noi – ricorda Corò –. Siamo stati ricevuti anche alla Camera dei deputati e al Senato. Abbiamo potuto testimoniare nelle sedi istituzionali il nostro percorso sportivo e di vita e chiedere che le attività sportive che coinvolgono i disabili siano riconosciute nei “Lea”, i livelli essenziali di assistenza. I benefici, fisici e psicologici, sono tanti. Un esempio? Uno dei nostri ragazzi stava così male da non mangiare, tanto che avrebbe dovuto mettere il sondino per l’alimentazione assistita; da quand’è con noi, non è stato più necessario e sta meglio».
I ragazzi girano le scuole e le Università di tutta Italia, ospiti anche di Atenei di prestigio come la Liuc-Carlo Cattaneo a Castellanza (Varese). Sono la prova tangibile che si può andare oltre le limitazioni della disabilità. «Il nostro auspicio – osserva Corò – è che lo Stato possa sostenere esperienze come la nostra».
In attesa che il campionato possa ripartire, gli obiettivi per il futuro sono molti: «Ci piacerebbe creare una squadra di calcio in carrozzina affiliata alla Fipps, la nuova Federazione italiana paralimpica di Powerchair», sport di cui dallo scorso anno è presidente nazionale Andrea Piccillo, quasi a chiudere il cerchio nel decennale della nascita dei Black Lions. I «leoni», insomma, sono pronti a ruggire ancora.
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