Camminando con il Santo
Il cammino è metafora di vita, forse per questo è una modalità amata da tutti, soprattutto dai giovani. «I giovani sono particolarmente interessati all’esperienza del camminare – conferma infatti fra Alberto Tortelli, che ha alle spalle parecchi pellegrinaggi a piedi con i ragazzi –. Vi ci ritrovano la libertà tanto anelata e talvolta così difficilmente sperimentata e insieme l’essenzialità, l’autonomia, la semplicità. Per loro rappresenta anche un ambito per misurarsi con se stessi senza i soliti pregiudizi o le altrui aspettative, facendo i conti solo con la propria fatica, il proprio sudore, la capacità di resistere e tendere comunque alla meta. Il cammino è anche cercato per un contatto più semplice e immediato con la natura, e come spazio di incontro e di nuove relazioni. Esso rappresenta anche un luogo di silenzi e solitudine, un’opportunità unica per stare con se stessi, riordinare la propria vita e cercare di rispondere a qualche interrogativo fondamentale della propria esistenza sempre rimandato o sospeso. E poi è ambito di decisioni e ripartenze».
Nel solco della lunga tradizione dei cammini religiosi si inserisce il Cammino di sant’Antonio, che ripercorre il lungo tratto di strada compiuto dal Santo dopo essere fortunosamente approdato sulle coste siciliane, di ritorno dal Marocco. Abbiamo chiesto a Pompeo Volpe, presidente dell’associazione Il Cammino di sant’Antonio, che da anni si occupa di promuovere e rendere fruibile quel tratto di strada, di fare per noi il punto sulla situazione attuale.
Msa. Professor Volpe, da anni la vostra associazione sta lavorando per riattivare l’antico Cammino che, secondo la tradizione, Antonio compì da Capo Milazzo fino ad Assisi (e poi a Padova). A che punto siete giunti?
Volpe. Il Cammino da Messina ad Assisi vuole rievocare il primo Cammino di Antonio in Italia, il cosiddetto «cammino di conversione». La direttrice proposta per il Cammino da Capo Milazzo a Padova, passando per Messina e Assisi, è la seguente: la parte meridionale del Cammino da Capo Milazzo a Capua (ancora tutta da costruire), è essenzialmente lungo la direttrice di quella che era la romana via Popilia, attraverso la Calabria, la Basilicata e la Campania (anche se sul sedime della via Popilia insistono in larga parte le SS 18 e SS 19 nonché l’A2 o autostrada del Mediterraneo da Villa San Giovanni, RC, a Salerno). Da Capua ad Assisi, il percorso continua lungo assi già consolidati per i moderni pellegrini e viandanti, ovvero il Cammino di Benedetto e il Cammino di Francesco. Da Assisi a Padova, infine, segue ancora il Cammino di Francesco, fino al Santuario della Verna, e l’esistente Cammino dei Luoghi Antoniani fino a Padova. Il tracciato si svilupperà, quindi, considerando quattro parametri essenziali: la concordanza filologica, la compatibilità con l’assetto infrastrutturale esistente, i necessari requisiti di sicurezza e fruibilità, l’individuazione dei maggiori siti di devozione antoniana. La direttrice è definita, il lavoro di strutturazione è ancora in corso: il Cammino deve essere pienamente fruibile dai pellegrini del XXI secolo, ovvero fornito dei servizi essenziali. In questo senso abbiamo coinvolto molte amministrazioni locali che hanno deliberato l’adesione al progetto di espansione del cammino: 57 comuni, la città metropolitana di Messina e 4 Giunte regionali (Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Umbria e Calabria).
Ci sono però anche altre tratte che stanno avendo il riconoscimento di Cammino di sant’Antonio, come quella da Gemona a Padova.
L’ipotesi del tracciato del Cammino da Gemona del Friuli si basa, da un lato, sulle fonti relative agli spostamenti di Antonio e sugli insediamenti minoritici dei primi decenni del XIII secolo, dall’altro, sulla viabilità esistente nello stesso periodo: via San Daniele del Friuli, Fanna, Polcenigo e Sacile si raggiunge Conegliano; poi, in Veneto, via Castelfranco Veneto e Camposampiero si raggiunge Padova. È stato provato un paio di volte e sarà pienamente fruibile da marzo 2021. La collaborazione con l’amministrazione comunale di Gemona, con il Convento francescano di Sant’Antonio, la cui fondazione risale al 1248, e l’Università di Udine è stata fondamentale in tal senso.
Nel gennaio 2020 si è aperto il biennio «Antonio 2020-2022», che vuole fare memoria della vocazione francescana di Antonio e del cammino esistenziale e fisico che lo portò dal Portogallo a Padova. Che cosa state preparando a riguardo?
Nel quadro del progetto «Antonio 2020-2022», stiamo collaborando alla realizzazione di un Cammino a staffetta che, nella prossima primavera, tra il 7 aprile e il 29 maggio 2021, porterà un piccolo gruppo di pellegrini dalla Sicilia ad Assisi per ricordare l’ottocentesimo anniversario del primo cammino di Antonio e il suo arrivo ad Assisi per il Capitolo di Pentecoste del 1221. Nei mesi successivi, il Cammino continuerà verso Padova, sempre a staffetta e per segmenti regionali (programma nel box a pag. 50, ndr). Insomma, cammineremo per gran parte dell’anno verso Padova con Antonio.
C’è una storia legata al Cammino che vi ha colpiti più di altre?
Ci piace pensare che le storie che ricorderemo di più saranno quelle dell’anno prossimo, quelle ancora da scrivere lungo i 1.800 km dei Cammini di Sant’Antonio. In questi ultimi anni, infatti, abbiamo «camminato» per preparare il Cammino del 2021. Abbiamo riscontrato un grandissimo interesse e ricevuto tante richieste di partecipazione. L’invito è aperto anche per il Cammino del 2021, covid-19 permettendo. Anzi, suggerisco, a chi volesse partecipare, di scrivere ad info@antonio2022.org.
Come ha già accennato, il Cammino di sant’Antonio incrocia altri Cammini. Ci sono forme di collaborazione tra voi?
I Cammini sono in verità tanti e se ne stanno sviluppando molti altri. Ne voglio però ricordare due in particolare: il Cammino di San Benedetto (che percorre l’itinerario seguito dal santo nella fondazione dei monasteri benedettini, da Norcia a Montecassino), che noi percorreremo in direzione sud-nord tra Cassino e Rieti, apponendovi una segnaletica combinata con quella dell’itinerario benedettino. E poi il Cammino di San Francesco di Paola in Calabria, uno stupendo percorso dedicato al fondatore dei Minimi e al suo magistero in terra di Calabria.
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