03 Novembre 2020

Carlo Acutis, un beato in jeans e scarpe da ginnastica

«Essere sempre con Gesù» e «Anche tu potresti diventare santo»: ecco il programma di vita e l'invito che Carlo Acutis, beatificato lo scorso 10 ottobre, continua a rinnovare a ciascuno di noi.
La cerimonia di beatificazione di Carlo Acutis, celebrata dal Cardinale Agostino Vallini nella Basilica di san Francesco ad Assisi lo scorso 10 ottobre.
La cerimonia di beatificazione di Carlo Acutis, celebrata dal cardinale Agostino Vallini nella Basilica di san Francesco ad Assisi lo scorso 10 ottobre.
© AP Photo / Gregorio Borgia

Abbiamo da poco celebrato la festa di Tutti i Santi. È spesso facile pensare ad essi come persone molto lontane da noi, irraggiungibili (nel tempo e negli ideali vissuti). Oggi mi soffermo sulla figura di un santo, in realtà, molto molto vicino: Carlo Acutis

Beatificato il 10 ottobre

Immagino ne abbiate già sentito parlare! Carlo nasce il 3 maggio del 1991 e muore il 12 ottobre 2006 all'età di 15 anni per una leucemia fulminante che in soli tre giorni lo porta a chiudere la sua giovane vita. La Chiesa, per la quale aveva offerto le sue sofferenze, ne ha riconosciuto la santità dopo un iter brevissimo. La beatificazione è avvenuta il 10 ottobre 2020 ad Assisi nella basilica di San Francesco.

Un ragazzo normale

Ma «che aveva di speciale questo ragazzo di appena quindici anni?», si è domandato nell'omelia il cardinale Agostino Vallini, che ha celebrato la Messa di beatificazione ad Assisi. Carlo, in realtà, era un ragazzo normale, semplice, spontaneo, simpatico, amava la natura e gli animali, frequentava il liceo, praticava vari sport (calcio, vela…), aveva tanti amici suoi coetanei, era attratto dai mezzi moderni della comunicazione sociale, era un grande appassionato di informatica. Insomma, un giovane come tanti, ma che aspirava, in Gesù, ad un'autentica realizzazione di sè. «Tutti - ripeteva spesso - nascono come originali, ma molti muoiono come fotocopie».

Sempre unito a Dio

Fin da piccolo Carlo aveva promesso di essere sempre unito a Dio e, per questa sua scelta, sapeva attrarre e colpire chiunque. Chi gli viveva accanto ne veniva contagiato, compresi i suoi genitori che testimonieranno come Carlo «avesse lo sguardo sempre rivolto a Gesù. L’amore per l’Eucarestia fondava e manteneva vivo il suo rapporto con Dio». «L’Eucarestia è la mia autostrada per il cielo», soleva ripetere Carlo. E Gesù era davvero la forza e il senso della sua vita e di ogni cosa facesse. Fin dall’età di 7 anni aveva iniziato a partecipare quotidianamente alla Messa, così come a recitare il santo Rosario, mentre ricorreva settimanalmente alla confessione.  Una sua frase bene riassume la tensione spirituale che lo animava: «Perché gli uomini si preoccupano tanto della bellezza del proprio corpo e non si preoccupano invece della bellezza della propria anima?».

Attento ai poveri

La fede aveva dei risvolti molto concreti e attivi nella vita di Carlo. Il suo cuore era, infatti, sempre aperto agli altri e attento ai bisogni del prossimo. Proveniente da una famiglia alquanto benestante, amava prendersi cura dei poveri, visitava anziani soli e abbandonati, si preoccupava di senza tetto ed extracomunitari o emarginati dalla società. Disdegnava poi abiti o oggetti alla moda, consegnando segretamente la sua paghetta alla mensa dei poveri. Anche tra i compagni di classe era conosciuto come quello che non negava mai un aiuto a nessuno, specie se più in difficoltà. Alle sue esequie la chiesa parrocchiale era gremita all’inverosimile, da persone di ogni colore, razza e fede. Tutti suoi amici. Sembrava una festa di popoli. Quel giorno un clochard teneva alto un cartello: «Muore giovane colui che al cielo è caro».

Appassionato della missione

Suo ardente desiderio era quello di attrarre quante più persone a Gesù, annunciando con entusiasmo che la fede cristiana è gioia. Una sua frase era: «La tristezza è lo sguardo rivolto verso sè stessi, la felicità è lo sguardo rivolto verso Dio». Questo lo portò ad impegnarsi in parrocchia come catechista, ma anche a mettere a disposizione le sue straordinarie competenze informatiche a servizio dell’evangelizzazione, sviluppando siti web, montando video o riviste, organizzando anche una mostra digitale sui miracoli eucaristici nel mondo che gli darà fama internazionale. Considerava internet, un dono di Dio ed uno strumento importante per incontrare le persone e diffondere la conoscenza di Gesù anche fra i più lontani.

Legato a San Francesco e sant'Antonio

Infine, non posso non ricordare come Carlo fosse molto devoto a sant'Antonio di Padova, il cui santuario visitò più volte con i genitori. Ma è stato soprattutto alquanto vicino a San Francesco d'Assisi con cui ha condiviso l'amore dei poveri, l'ideale di fraternità, la passione per la missione, il desiderio di vivere secondo il Vangelo. Per questo chiese di essere sepolto ad Assisi. Il suo corpo, rivestito di una tuta e in scarpe da ginnastica, riposa ora nel Santuario della Spoliazione mentre il suo cuore è custodito nella Basilica di San Francesco accanto alla tomba del Poverello.

Anche tu chiamato alla santità

Infine, ci affidiamo alla madre di Carlo, Antonia Salzano che, riflettendo sul tema della santità in epoca contemporanea, ha osservato: «È vero che mio figlio è stato beatificato, ma tutti siamo chiamati ad essere santi, così Carlo è un punto di riferimento per chiunque voglia mettere il Vangelo al centro della propria vita». «Essere sempre con Gesù» e «Anche tu potresti diventare santo»: ecco il programma di vita e l'invito che Carlo continua a rinnovare anche a ciascuno di noi.

Al Signore Gesù sempre la nostra Lode.
fra Alberto – fraalberto@vocazionefrancescana.org

Data di aggiornamento: 04 Novembre 2020
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