17 Settembre 2020

A proposito della festa delle stimmate di san Francesco

Attenzione a quello che domandiamo… potremmo essere esauditi!
Scuola giottesca, «San Francesco riceve le stimmate» (particolare), Sala del Capitolo, Basilica del Santo.
Scuola giottesca, «San Francesco riceve le stimmate» (particolare), Sala del Capitolo, Basilica del Santo.
© Giorgio Deganello / Archivio MSA

Settembre, probabilmente 14 o 15 o forse 17 (comunque la festa liturgica è stata fissata in quest’ultima data), nell’anno del Signore 1224, durante la quaresima di san Martino. Francesco d’Assisi sale faticosamente al monte della Verna, nel Casentinese, «intra Tevere ed Arno» specificherà Dante, assieme all’amico di tanti chilometri, di tanta fame, ma soprattutto di tanta testimonianza e preghiere, frate Leone “pecorella del Signore”. Una montagna aspra, forte, essenziale: l’ideale per un po’ di solitudine e di ritiro. Francesco ci era salito già molte altre volte.

Silenzio, ascolto della natura, memoria della propria storia di salvezza, nubi per niente rassicuranti che sembrano cominciare a velare l’orizzonte, bisogno di guardarsi dentro perché attorno c’è ormai ben poco da vedere e di cui andare fieri, desiderio di starsene un po’ in disparte a tu per tu, con se stesso, con l’amico Leone, con Dio. Con Dio?!

Ma questa volta c’è anche qualcosa di più. Francesco chiede arditamente al Signore di poter ormai “sentire” anche lui quello stesso amore che portò Gesù in croce per ognuno di noi. La domanda è audace e merita un contesto adeguato. Francesco si ritira al di là di una fenditura della roccia, e chiede all’amico Leone di restarsene rispettosamente al di qua: gli avrebbe sì portato talvolta dell’acqua e del pane, ma se non avesse trovato al suo posto il fragile ponticello che congiungeva le due rive, se ne sarebbe tornato indietro senza altro indagare.

Anche la risposta di Dio non è però da meno. All’improvviso appare a Francesco Gesù Crocifisso sotto le sembianze di un Serafino ardente. E Francesco si ritrova, meravigliosamente e come avrebbe mai potuto immaginare, esaudito nella sua richiesta: alle mani, ai piedi e al costato appaiono le stesse ferite di Gesù in croce! Ora anche esteriormente, anche corporalmente assomiglia davvero a Gesù!

Francesco ottiene che l’Amore renda il suo corpo simile al corpo dell’Amato solo salendo sulla croce con Gesù. Oseremmo chiedere altrettanto?

Data di aggiornamento: 17 Settembre 2020
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