Caruso in «My Cousin»
Il Caruso di celluloide, restaurato dalla Cineteca di Bologna a cent’anni dalla morte, è un omaggio che i numerosi estimatori del cantante lirico napoletano, disseminati in tutto il mondo, apprezzeranno. Enrico Caruso (1873-1921), dopo una sfavillante carriera nei più importanti teatri italiani ed europei, nella prima decade del Novecento aveva tentato la carriera negli Stati Uniti con l’obiettivo di esibirsi al Teatro Metropolitan di New York.
Tra le tante proposte avanzate, aveva sottoscritto un contratto stellare per interpretare due film prodotti da Jesse Lasky per la Famous Players-Lasky Productions. Uno di questi, The Splendid Romance, concluso, è però considerato perduto, mentre la vicenda legata all’altra pellicola, intitolata My Cousin (Mio cugino, USA, 1918, 66 min.) appare più complessa e non più fortunata. In questa produzione, per la regia di Edward José, Caruso interpreta il duplice ruolo di due presunti cugini: il tenore Cesare Caroli e lo scultore squattrinato della Little Italy, Tommaso Longo.
Per conquistare la bella Rosa, figlia del ristoratore italiano del quartiere, Tommaso vanta la conoscenza del famoso «cugino» cantante a cui ha dedicato un mezzobusto, offrendole spesso di posare per lui nel suo studio. Un giorno la invita ad andare all’applauditissima recita dei Pagliacci al Metropolitan Opera House. Dopo lo spettacolo, i due condividono la cena in un bel ristorante della zona dove giunge da solo, in incognito, in cerca di una pausa, il cantante che apprende della stima riservatagli dai suoi connazionali entusiasti della sua brillante interpretazione. Andando via, la star italiana incappa faccia a faccia con lo scultore, ma non lo riconosce. Delusa, Rosa accusa Tommaso di averla ingannata, e se ne va.
A Little Italy la notizia si sparge, e tutti considerano lo scultore un ciarlatano, e si fanno beffe di lui. Tommaso allora cerca di riscattarsi andando a consegnare a Caroli il mezzobusto con la sua effige, ma per un’incomprensione con il segretario del cantante, al quale si era presentato come artista, viene fatto esibire al pianoforte tra le risa dei presenti. Tommaso se ne va deluso, e torna nella sua Little Italy dove il concorrente in amore, un fruttivendolo dedito agli affari, è impegnato a conquistare Rosa durante una festa italiana. Il giovane garzone di bottega dell’artista, allora, si reca dal celebre tenore e gli racconta la verità: Cesare, colpito dalla storia, si reca nell’atelier di Tommaso e gli commissiona una statua, facendolo ricredere agli occhi di Rosa che già, però, gli aveva giurato il proprio amore, che fosse o che non fosse il cugino del celebre Caroli.
Caruso si dimostrò un attore di talento ma la première del film venne posticipata, e il lancio della pellicola subì un arresto per un parziale rifacimento nel film. Caruso stesso intervenne nella recitazione per smorzare la presentazione stereotipata dell’immigrato povero in cerca di fortuna in America. Infine la pellicola fu oggetto di una promozione pasticciata, a cui il tenore partecipò limitatamente, che creava persino l’aspettativa di un’esibizione canora del tenore, impossibile in un film muto. L’esito fu una circolazione parziale dell’opera in America come in Europa, con un ritiro precoce dalla distribuzione nonostante l’ingaggio stellare del tenore che la classe media statunitense ambiva di vedere anche al cinema.
Grazie a uno straordinario lavoro di restauro nel laboratorio de L’immagine Ritrovata a Bologna, che ha realizzato la sincronizzazione con la sua vera voce, è possibile finalmente vedere (e ascoltare!) nella pellicola restaurata, Enrico Caruso cantare la celeberrima aria Vesti la giubba (ovvero Ridi, pagliaccio), dall’opera lirica Pagliacci di Ruggero Leoncavallo. La copia di riferimento di My Cousin, un duplicato negativo dalla quale la Cineteca di Bologna è partita per il restauro, è stata rinvenuta al MoMA – The Museum of Modern Art – a New York, ma la derivazione originaria proviene dalla cineteca svedese (Svenska Filminstitutet), che riporta le didascalie in svedese.
Uno solo dei cinque rulli di cui si compone il film ha le didascalie in inglese, dalle quali si ricostruisce il fatto che contenessero certamente elementi dello slang italo-americano (vero o stereotipato che fosse). Le didascalie sono state ricostruite a partire da un controtipo negativo di quarta generazione del 1959 proveniente dal MoMA. Nonostante il flop del primo film con la stella dell’opera italiana, il produttore e pioniere hollywoodiano Lasky non dimenticò il successo che una figura come Caruso avrebbe potuto portare, e nel 1951 terminò la sua carriera nella Jessy L. Lasky Production con il biopic The Great Caruso.
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