Oltre le correnti gravitazionali

«La cura», una delle più amate canzoni di Franco Battiato, apre a inedite riflessioni sul mondo dei caregiver e sulla necessità di creare una solida rete attorno a loro.
04 Settembre 2021 | di

Sono passati ormai alcuni mesi dalla scomparsa di Franco Battiato, uno dei più celebri cantautori nel panorama della musica italiana. Un artista che, a mio parere, è sempre stato all’avanguardia per molteplici motivi, primo tra tutti – e anche quello che più di tutti ci ha fatto appassionare – le sue canzoni eclettiche, dalle sonorità a tratti pop e a tratti sperimentali. Ma, tralasciando al momento la parte più artistica della sua carriera, mi piacerebbe approfondire un altro aspetto certamente degno di nota, ossia quello dei contenuti e dei valori che Franco intendeva trasmettere. Infatti, ciò che mi ha sempre legato a Battiato è stata la sua capacità di affrontare istanze portatrici di idee rivoluzionarie e progressiste.

E qui non posso non fare riferimento a uno dei suoi più grandi successi, La cura. Questa canzone, innanzitutto, cambia la visione dell’individuo, che non è più semplicemente destinatario di «cura» perché fragile, bensì perché è «un essere speciale», una persona con una spiritualità propria, che la contraddistingue dagli altri e fa sì che possa essere amata per come è, per le sue proprie peculiarità. Il Maestro Battiato, tuttavia, pur parlando di amore nelle sue varie sfaccettature, si concentra in questo brano su un altro punto di vista, quello del caregiver.

A tal proposito, mi viene in mente un recente articolo di «SuperAbile INAIL» in cui si propone un ricordo del cantautore attraverso il pensiero di dieci caregiver che ci parlano della loro idea di cura. Per Antonio Demarcus, studente universitario, per esempio, si tratta di «un percorso di vita che supera correnti gravitazionali», anche perché, come aggiunge Stefania Stellino, presidente Angsa (Associazione nazionale genitori persone con autismo) Lazio, «dipinge un quadro realistico di chi vive la sua vita facendo in modo che quella di un’altra persona possa essere degna di essere chiamata tale».

Quello del caregiver è indubbiamente un mondo ricco di emozioni e di sentimenti contrastanti: vi è, da un lato, un amore profondo, e, dall’altro, la costante fatica di assicurare ogni giorno ai propri affetti una vita dignitosa che sia più o meno in linea con i canoni di perfezione imposti dalla società. Dunque, spetta solo al caregiver il compito di ridurre tali discrepanze? Oggi la società rispetto al passato ha fatto un piccolo salto in avanti, ma comunque l’idea di cura rimane ancorata al paradigma medico e assistenziale, e non ha nulla a che vedere con l’immaginario proposto da Battiato. Quali responsabilità gioca la società in questo lavoro di decostruzione? Probabilmente, una prima buona pratica potrebbe essere quella del supporto: fare in modo che venga costruita una rete solida tra tutti i contesti che ruotano attorno ai caregiver e alle persone di cui si occupano.

E voi, sapreste dirmi che idea di cura avete? Scrivete a claudio@accaparlante.it oppure sulla mia pagina Face­book e Instagram. 

 

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Data di aggiornamento: 05 Settembre 2021
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