«C'è dell'oro in questo tempo strano»
Parlando dell’esperienza dei soldati al fronte durante la Prima guerra mondiale, il filosofo ceco Jan Patocka descriveva un fenomeno paradossale che si manifesta proprio nelle situazioni più estreme, dove ogni cosa sembra crollare e il non-senso sembra travolgere tutto.
Ma invece che cedere alla rassegnazione e rinchiudersi nella «mera vita», nella pura sopravvivenza individuale incatenata dalla paura, si riescono ad abbandonare le costrizioni che parevano irremovibili e le certezze dettate dall’abitudine, e ci si trova liberati e pronti alla ricerca coraggiosa di un senso più autentico.
È il fenomeno dello «scuotimento», della scossa esistenziale profonda e drammatica, che ha però la capacità di dischiudere un orizzonte di senso più profondo.
È qui che Patocka parla della «solidarietà degli scossi»: quel senso di comune destino che affratella, al di là di ogni declinazione ideologica, facendoci riscoprire il senso della nostra comune umanità. Non è affatto scontato.
Anzi, nelle situazioni tragiche, la tentazione di pensare solo per sé è forte e comprensibile. Ma non sprechiamo l’occasione che ci si apre, nel dramma di questa pandemia che sta mettendo il mondo in ginocchio, per passare dalla «mera vita» a una «vita al culmine»: riscoprire il senso del nostro esistere, e insieme il legame che ci unisce.
«È portentoso quello che succede. E c’è dell’oro, credo, in questo tempo strano. Forse ci sono doni. Pepite d’oro per noi. Se ci aiutiamo» (Mariangela Gualtieri).
Prova la versione digitale del «Messaggero di sant'Antonio»!