Ricostruire un cuore di carne

Quando umanità e mistero sono «in presa diretta», è possibile una novità rivoluzionaria che può partire solo dal cuore.
26 Aprile 2021 | di

«Bravo don Mimmo, hai mantenuto lo sguardo evangelico che ti conosco da quando siamo diventati amici, tanti anni fa!»: don Renzo, che condivide con don Marco la cappellania del mega – ahimè – ospedale covid di Monselice (PD), è troppo felice per la nomina di don Domenico Battaglia a nuovo arcivescovo di Napoli. Ne parliamo un mercoledì mattina al bar dell’ospedale, dove puntualmente ci ritroviamo per organizzare gli altri servizi pastorali nel nostro territorio. E mentre infermieri, medici e personale sanitario ci sfrecciano intorno tra un ciao, una richiesta di preghiere e una gomitata di incoraggiamento in un tempo per loro così duro, don Renzo ripete le parole di monsignor Battaglia nel suo esordio partenopeo: «Dio entra nella storia dalla parte dell’uomo, di ogni uomo: dalla parte di coloro che sono emarginati, che cercano la giustizia. Entra dalla parte di ciascuno di noi».

Entra dalla parte del cuore, quindi, perché è la più umana. Incuriosito, sono andato a rileggere quella omelia e vi ho trovato il ricordo dell’incontro del futuro alto prelato con un giovane uomo ormai «finito» da uno stile di vita autodistruttivo, e il racconto di come quell’impatto abbia profondamente segnato entrambi nel bene. Vi ho scorto un’assonanza con l’incontro tra san Francesco e il lebbroso, nel quale è sempre rimasto incerto chi avesse ricevuto di più. Già, quando umanità e Mistero sono «in presa diretta» è possibile una novità rivoluzionaria che può partire solo dal cuore, un cuore che, come dice Antonio, riprenda la sua consistenza di carne e sia capace di una compassione che dia sollievo e distrugga l’avarizia, prima causa di tanti mali per sé e per la comunità degli uomini e delle donne.

Don Domenico conosce il mondo della droga e le sue correlazioni, ora si farà carico di altri gravi problemi di degrado che interessano la sua bellissima terra di Campania, aggredita da un’avarizia senza limiti, in cui colludono bassi interessi di tutte le latitudini italiane. Quanti e quali gli sfregi, nella Terra dei Fuochi (nella foto, ndr), a tutto l’ecosistema – dalle coltivazioni agricole alle falde acquifere –, che hanno causato i sempre più numerosi tumori che si sono portati e si portano via la vita dei bambini? Che ne è della passione civica e civile di Nadia Toffa, di Roberto Saviano, delle denunce di don Patriciello e di padre Zanotelli e di tanti altri «eroi normali»?

Dio sembra entrare nella storia mostrando l’uomo che muore a causa di altri uomini, con l’arrogante complicità di poteri per niente occulti. Ma, sant’Antonio nostro caro, è possibile davvero un cambiamento del cuore? Tu dici: «Credere vuol dire “dare il cuore” a Dio» mentre «chi non crede, non dà il cuore a Dio ma al diavolo, alla carne, al mondo», ma quando una nuova compassione salverà, proprio in nome di Dio, dal degrado interiore il cuore degli avari e allora anche la terra potrà avere respiro e profumare di gioia? Carissimo arcivescovo Domenico, sant’Antonio ti accompagni.

 

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Data di aggiornamento: 26 Aprile 2021

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