«La questione del male non si può affrontare in astratto, proprio perché l’unica risposta a essa è la relazione personale». La situazione di una zia che soffre per la sua malattia eppure trova conforto nel libro di Giobbe è una sfida per un ventenne che sarebbe diventato, dopo qualche anno, teologo, oggi decano della facoltà di Teologia della Pontificia Università della Santa Croce. Egli ripercorre, in chiave narrativa, il testo del famoso libro biblico, che richiama alla storia del popolo di Israele, ma anche a quella di ciascuno di noi.
Visitare una persona malata significa farle spazio. Significa porsi in una posizione che sa coniugare impotenza e non-inutilità. Impotenza di fronte al suo soffrire, non-inutilità nel restare accanto donando tempo e presenza, ascolto e parola.
Don Claudio racconta la sua esperienza di «malato tra i malati», come cappellano in un ospedale e una RSA a Milano, nel diario scritto durante la Quaresima del 2024. Una vita intensa, piena di incontri e progetti, illuminata dalla Parola di Dio, che viene rallentata dall’«amico» Parkinson (come lo chiama lui), presenza spesso scomoda e difficile, ma che allo stesso tempo lo porta a gustare di più le relazioni con gli altri e a valorizzare aspetti della vita che rischiamo di dare per scontati.
Un’amicizia ritrovata, una malattia che non lascia scampo, e la decisione di vivere quel che resta insieme: sono gli ingredienti dell’ultimo film di Pedro Almodóvar, «La stanza accanto».
Un film sul racconto e sulla capacità di curare (sé e gli altri) raccontando: è «Don Juan De Marco - Maestro d’amore» (USA 1995) di Jeremy Leven, con Johnny Depp, Marlon Brando e Faye Dunaway.
Convivere (e pure viaggiare) con il bipolarismo è possibile. Ce lo racconta nel dossier di febbraio Alessia Zama, che qualche anno fa ha creato il blog «Bipolarismo in viaggio».