17 Novembre 2020

Chiossone, un incisore alla corte di Meiji

Ligure di nascita, ma giapponese d'adozione, Edoardo Chiossone fu uno degli incisori più abili e misteriosi di fine '800. Non a caso nel 1888 venne chiamato addirittura dall'imperatore Meiji...
Chiossone, un incisore alla corte di Meiji

© DeAgostini / Getty Images

Ancora oggi la mostra «Edoardo Chiossone, un artista italiano al servizio del governo giapponese dal 1875 al 1898», tenutasi a Tokyo presso l’Istituto italiano di cultura nel 1976, rimane l’unico omaggio a un artista italiano capace di segnare profondamente la vita nipponica di fine Ottocento. D’altro canto, a Genova, il Museo d’arte orientale intitolato a Chiossone testimonia la sua forte impronta sulla cultura italiana.

Eppure la vita di Chiossone è ancora oggi avvolta nel mistero, tanto da renderlo un personaggio leggendario. Nessuna sua lettera, nessun documento e oggetto personale sono arrivati in Europa dalla sua residenza giapponese nel quartiere di Kojimachi. La parabola di Chiossone è racchiusa tutta nella sua esperienza migratoria anomala, al servizio di una dinastia nipponica fortemente intenzionata a modernizzare un Paese ancora troppo legato alle sue tradizioni medievali.

Figlio di Domenico Chiossone e Benedetta Gherardi, Edoardo nacque ad Arenzano (Genova) il 20 gennaio 1833. Tra il 1847 e il 1855 frequentò, all’Accademia ligustica, i corsi di incisione tenuti da Raffaele Granara ottenendo diversi riconoscimenti ufficiali. Nel 1867 iniziò a lavorare per la Banca Nazionale italiana e venne inviato a Francoforte per specializzarsi nella realizzazione di carta moneta.

Trasferitosi a Londra nel 1874 per imparare nuove tecniche di stampa, Chiossone incontrò una delegazione giapponese che gli propose, tramite il ministro plenipotenziario giapponese in Germania, di istituire e dirigere a Tokyo una nuova officina per la stampa di banconote e titoli di Stato. L’artista ligure accettò l’invito e si imbarcò nel 1875. Giunto a Yokohama dopo un mese di navigazione, si mise subito al lavoro conquistandosi la stima dei laboriosi nipponici.

Dopo aver acquistato nuovi macchinari per il Poligrafico dello Stato, insegnò la produzione della carta e dell’inchiostro per la stampa, introdusse l’uso della filigrana, e istruì i suoi allievi in tutti gli aspetti del disegno e dell’incisione di banconote e francobolli. Nel 1876 tale sforzo partorì il primo francobollo stampato con tecniche moderne. Nel 1877 toccò invece alla prima banconota disegnata dall’artista di Arenzano. L’anno seguente apparve la prima banconota con un volto umano. Chiossone prese ispirazione dalla storia del Paese e inserì nella carta moneta il volto della mitica imperatrice Jingu, vissuta tra il II e il III secolo.

L’eco della bravura di Chiossone non tardò ad approdare alla corte imperiale giapponese. Nel 1888 l’imperatore Meiji si affidò a lui per un ritratto che sarebbe diventato l’immagine ideale della massima carica nipponica. Il risultato del lavoro fu ammirato da tutte le autorità del Paese. Dal 1878 al 1891 Chiossone avrebbe creato 500 lastre per francobolli, banconote e carte ufficiali dello stato. Insignito dell’onorificenza dell’Ordine del Sacro Tesoro, Chiossone morì l’11 aprile 1898 nella sua casa di Kojimachi e fu sepolto nel cimitero di Aoyama dove la sua tomba è ancora visibile.

 

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Data di aggiornamento: 17 Novembre 2020
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