Continuiamo a camminare!
Nella sua prima omelia da Papa, Francesco aveva enunciato un programma in tre verbi per la Chiesa che gli era stata affidata: camminare, edificare, confessare. E sul primo si era espresso così: «Camminare: la nostra vita è un cammino e quando ci fermiamo, la cosa non va».
L’enciclica Lumen Fidei, la prima sotto il suo pontificato, termina con una invocazione a Maria: «Insegnaci a guardare con gli occhi di Gesù, affinché Egli sia luce sul nostro cammino». E nell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium le parole «cammino», «camminare» compaiono quarantaquattro volte: anche qui la chiusura è su Maria, «donna di fede, che cammina nella fede», maestra nella «dinamica di giustizia e di tenerezza, di contemplazione e di cammino verso gli altri».
L’enciclica Laudato si’ termina con un invito a tutto il popolo della Chiesa: «Camminiamo cantando! Che le nostre lotte e la nostra preoccupazione per questo pianeta non ci tolgano la gioia della speranza». E anche Amoris laetitia si conclude con un invito analogo: «Camminiamo, famiglie, continuiamo a camminare!». Perché questa enfasi? Perché, se come afferma nella Evangelii Gaudium, il tempo è superiore allo spazio, il cammino – lo spazio percorso nel tempo – è il modo di realizzare una sintesi dinamica tra queste due dimensioni fondamentali della nostra esistenza.
Il cammino è spazio reso aperto anziché «occupato» e difeso; è uscita, movimento verso e insieme agli altri; è «gradualità» in vista di un aumento di pienezza che non possiamo realizzare di colpo. Alla classificazione spaziale atemporale dentro/fuori di una Chiesa che vorrebbe farsi giudice, papa Francesco risponde con un invito a guardare con speranza al futuro: in cammino!