Convento e chiostri, luoghi dello spirito

Accanto alla Basilica si sviluppano i chiostri e il convento dei frati, tutti luoghi ricchi di storia plurisecolare.
07 Ottobre 2015 | di

Accanto alla Basilica si è sviluppato nel tempo – «senza un piano organico e senza soluzione di continuità», annotava padre Vergilio Gamboso, brillante narratore di vicende antoniane – un vasto e ricco complesso di edifici conventuali ai lati di quattro eleganti e ariosi chiostri. Convento e chiostri, dunque, diventati parte integrante del complesso basilicale, testimone ciascuno con la propria storia e bellezza del fenomeno antoniano che non cessa di affascinarci. 

Agli inizi, il convento era solo un insieme di disadorne cellette, sorte a ridosso della chiesetta di Santa Maria Mater Domini e santificate dalla breve presenza di frate Antonio. Innalzata la Basilica, i religiosi si sono costruiti nel tempo abitazioni via via più consone alla loro funzione di custodi e animatori del grande Santuario.

L’originario tugurio subiva diversi ampliamenti e mutazioni, motivati dal crescente numero dei religiosi e dal loro sempre più importante ruolo nella vita religiosa e culturale della città. L’intervento più consistente, che ha in parte deciso l’attuale impostazione, è stato realizzato nel Quattrocento. Celle francescanamente sobrie per i singoli religiosi, e spazi più ampi e ricchi per i momenti di vita in comune, come il refettorio, la sala per il Capitolo, la biblioteca, o per ospitare i Superiori maggiori dell’ordine francescano e illustri prelati della Chiesa in visita alla Basilica.

Tele e altri oggetti di valore che un tempo ornavano stanze e angoli del convento sono stati di recente raccolti nel Museo antoniano. Non così, naturalmente, la suggestiva Ultima Cena affrescata nel 1984 da Pietro Annigoni sulla parete centrale del refettorio.

I chiostri del Santo Funzionalmente costruiti come porticati per potersi spostare protetti da un edificio all’altro del convento, i chiostri sono stati trasformati in eleganti sequenze di colonne che sorreggono arcate di vario stile, fino a diventare simbolo di una consacrazione radicale a Dio nella preghiera, nel silenzio e nel raccoglimento.

Al Santo ci sono quattro chiostri, più uno di dimensioni ridotte che fronteggia parte dell’abside, chiamato del «Paradiso» perché cingeva un giardino adibito a cimitero dei frati.

Incominciamo con quello detto ancora del «Noviziato», anche se i giovani aspiranti alla vita religiosa, i «novizi» appunto, ora non vi abitano più. Vi si accede dall’atrio della sacrestia. Edificato nella seconda metà del Quattrocento, poggia su ventotto colonne di trachite da cui si dipartono slanciati archi gotici, sopra i quali corre elegante un loggiato. All’ariosità delle arcate fa da contrappunto il verde del prato, il cui centro è occupato da un piccolo pozzo. L’atmosfera di silenzio e di pace che si respira suscita emozioni forti, assieme all’ammaliante scorcio di «aëree cupole» e «fantastiche torri» che da qui si gode e che ha affascinato Giosué Carducci in visita alla Basilica nel 1898.

Sulle pareti di questo, come degli altri chiostri, sono infissi un gran numero di monumenti, sarcofaghi e lapidi, di varia provenienza ed età, a perpetua memoria di personaggi, laici e religiosi, che hanno onorato, con la vita e le opere, la Basilica e la città. Di questi, il pochissimo spazio a disposizione non consente di dire alcunché.

Ritornati all’interno della Basilica, dopo la porta della sacrestia, superato un breve vestibolo, si entra nel chiostro del Capitolo, detto anche «della Magnolia» per la rigogliosa Magnolia grandiflora che dal 1810 superbamente si innalza al suo centro. Il suo aspetto attuale è dovuto ai lavori di rinnovamento eseguiti nel 1433. È anche il chiostro dei pellegrini, che qui sostano dopo la visita al Santuario.

Proseguendo il cammino, si accede al chiostro detto del Generale perché su di esso si affacciano le stanze che ospitavano il Ministro maggiore dell’Ordine dei francescani conventuali o altre eminenti personalità religiose in visita alla Basilica o alla comunità dei frati del Santo. Non vasto, ma slanciato su sedici colonne, fu eretto nel 1435 in forme tardogotiche su disegno di Cristoforo da Bolzano Vicentino.

Dal lato ovest del chiostro si accede alla Mostra Antoniana, piacevole realizzazione audiovisiva sulla vita di sant’Antonio e sulla continuazione della sua opera di Vangelo e Carità nelle iniziative odierne dei frati. La visita è senz’altro un valido complemento a quella del Santuario.

Dal  chiostro del Generale si  può accedere anche al vasto chiostro gotico, dedicato al beato Luca Belludi, compagno di sant’Antonio. La sua forma attuale è stata raggiunta verso la fine del Quat­trocento. Su di esso si affacciano edifici che ospitano importanti istituzioni religiose e culturali come il Centro studi antoniani e il Museo antoniano e della devozione popola­re, che abbiamo presentato in un precedente numero.

Ritornati nel chiostro della Magnolia per uscire dal complesso basilicale, ci si imbatte in un cartello che indica la Penitenzieria, un’ampia sala lungo le cui pareti sono disposti moderni confessionali, sotto lo sguardo amorevole e pieno di compassione del Padre che accoglie a braccia aperte il figlio prodigo, opera di Pietro Annigoni. Per molti è la conclusione ideale, inizialmente magari neppure immaginata, del pellegrinaggio: ritrovare Dio per mezzo di sant’Antonio, riprendere il cammino della vita rimettendo Gesù al centro di essa, con tutto quel che ciò significa. Cioè, un’altra vita.    

ZOOMVivendo la Regola di san Francesco

  Il convento del Santo è un luogo speciale. E non può essere altrimenti, essendo a servizio di un complesso straordinario come la Basilica di sant’Antonio, che nel corso dei secoli ha assunto una rilevanza crescente fino a essere dichiarata da Giovanni Paolo II nel 1993 «Santuario internazionale». Un filo rosso lega i frati di oggi a quelli di ieri, ed è la Regola di san Francesco, interpretata dalle Costituzioni dell’ordine aggiornate e approvate dalla Sede Apostolica. Per questo si dice che in convento si conduce una «vita regolare», scandita da alcuni «atti comuni», come la preghiera con la recita corale della «Liturgia delle ore», i pasti consumati insieme in refettorio, e il «capitolo conventuale» nel quale, sotto la guida del padre guardiano (il superiore del convento), i frati programmano, discutono e decidono l’andamento della vita comunitaria. E ognuno ha… «voce in capitolo». Vita regolare e intensa, come richiede l’animazione della Basilica e dei tanti pellegrini che vi giungono in ogni stagione dell’anno. Non solo. Lo studio personale, la preparazione delle diverse attività di ministero e l’assolvimento dei rispettivi incarichi impegnano i singoli frati per molto tempo. Ognuno di essi ha una propria cella e può attingere al cospicuo patrimonio di varia cultura, custodito nella storica e prestigiosa biblioteca antoniana come in quella del convento, nonché servirsi della moderna Rete, cioè internet.

Nel corso della giornata, i frati percorrono ampi corridoi per raggiungere i luoghi di ministero e di studio. O di preghiera personale, come la cappella del convento che si affaccia, al pari di molte celle, sul grande «corridoio rosso» (dal colore della pavimentazione). Ovunque si rechino, i frati si muovono sotto i benevoli sguardi di santi e beati francescani, dipinti ad affresco sopra ogni porta, con pagine gloriose di storia e di santità, che non fanno dimenticare la fatica del vivere quotidiano che accompagna ogni forma di umana convivenza.

Il convento del Santo ha conosciuto anche momenti drammatici, come durante la guerra della Lega di Cambrai, agli inizi del Cinquecento, e in seguito alla soppressione degli ordini religiosi, voluta da Napoleone nell’Ottocento. I frati, pur ridotti allo stato di sacerdoti secolari, non abbandonarono mai la Basilica e il convento che, nel 1862, furono loro restituiti dall’imperatore d’Austria Francesco I, grazie alla tenacia di un grande religioso, padre Francesco Peruzzo, vicentino, che aveva come motto: «Fare, patire, tacere». Parole che riassumono l’intensità e l’efficacia della vita consacrata a Dio e al prossimo.

Il beato Antonio Rosmini, che agli inizi dell’Ottocento per frequentare gli studi giuridici e teologici all’Università di Padova alloggiava nei pressi della Basilica del Santo, all’amico Alessandro Manzoni che lo assisteva, sul letto di morte lasciò un testamento spirituale simile a quello di padre Peruzzo, di cui era sincero estimatore: «Adorare, tacere, gioire». Nel secolo XX il convento del Santo ha condiviso con la città di Padova e l’intera nazione le tragedie delle due guerre mondiali. In particolare, è da ricordare il rapimento e la successiva eliminazione, dopo atroci torture, nell’ottobre-novembre 1944, di padre Placido Cortese, che pagò con la vita il suo prodigarsi per salvare un considerevole numero di perseguitati (anche appartenenti al popolo ebraico).

I frati del Santo negli annali della loro storia plurisecolare annoverano personalità illustrissime (uno per tutti: Francesco della Rovere, poi papa Sisto IV), studiosi e religiosi di grande valore, ma anche eventi esaltanti. Di seguito ne ricordiamo alcuni, i più prossimi alla nostra epoca. Nel 1895, s’è celebrato il Settimo centenario della nascita di sant’Antonio e nel 1931 quello della sua morte; nel 1946, il Santo è stato proclamato Dottore della Chiesa e nel 1981 è avvenuta la seconda ricognizione delle sue spoglie mortali, seguita dalla prima ostensione del corpo del Santo. Nel 1995, s’è celebrato l’ottavo centenario della nascita del Taumaturgo. Infine, nel 2010, la seconda ostensione del corpo del Santo.

Ogni evento ha lasciato tracce importanti nell’edificio della Basilica e promosso iniziative di evangelizzazione e di carità che hanno segnato positivamente la vita del Santuario e di tanti devoti.

 NOTIZIE  Ottobre in Basilica  Sabato 3 ottobre, ore 21.00, celebrazione solenne del Transito di san Francesco, con inizio in Basilica e conclusione nella vicina chiesa di San Francesco.  Domenica 4 ottobre, festa di san Francesco d’Assisi: ore 11.00, santa Messa solenne.   Eventuali integrazioni del programma saranno pubblicate sul sito www.basilicadelsanto.org

 

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017
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